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Le parole possono avere forza anche quando pronunciate a voce bassa.

Cercare di scegliere le parole giuste, e precise, per esprimere il proprio pensiero, è un atto di rispetto, per chi legga, o ascolti; ma è anche l’orgoglio di provare a comunicare, al meglio, con gli altri.
E chi non comprenda, mi spiace, resti indietro, sperando recuperi voglia d’andare avanti. Io, di certo, sono disponibile ad aspettare.

Una comunicazione, è fatta di quel che c’è, ma anche di quel che s’è scelto non ci fosse.
E, se ad una prima lettura, o ascolto, si percepisca solo quel che c’è, basterebbe, credo, aspettare qualche istante, e lasciar scorrere dentro di sé le parole, per accorgersi anche di quanto manchi: di quanto si sia voluto mancasse. E anche quel che manca, comunica, perché chiarisce, di più, la strada che si prova a percorrere.
Dovrebbe accadere sempre, che scrivendo, o parlando, si voglia sollecitare il pensiero di chi legga, o ascolti, e, addirittura, si può voler correre il rischio che chi si trovi davanti alle nostre parole, o alla nostra voce, colga significati che noi stessi non avevamo, sino in fondo scoperto, o valutato.
E può essere una crescita, per noi stessi, vedere le nostre parole, rivoltate e rese libere, dal pensiero d’altri.

E’ per questo, che dalle parole deve percepirsi la passione e l’impegno, e anche la fatica di provare ad essere necessari, e il rischio. Il rischio d’essersi lasciati trascinare: perché accade, che tempo dopo aver scritto, o detto certe cose, ci si renda conto d’aver sbagliato, o ecceduto, o minimizzato. Ma l’errore generoso è come una giovinezza che voglia correre veloce. Si accoglie; e quando non è presuntuosa, saprà trovare il modo di correggersi ed imparare dalla propria ingenuità.

E se si appaia timidi, e ironici, e soprattutto autoironici, non è perchè s’è insicuri, di sé o delle proprie parole, ma è perché s’è coscienti dei propri limiti che si cerca sempre di oltrepassare; è perché s’ha l’ambizione di continuare a crescere, e a porsi in discussione, anche infierendo su sé stessi, che è l’unico modo per non essere stupidi.

Alimentare le proprie curiosità non leziose o morbose, serve ad aprire l’orizzonte e la vista, e a smettere di cercare sempre solo dentro il proprio meraviglioso ombelico.

Non bisogna avere paura del conflitto.

Il conflitto non è fatto solo di idee, e di fioretto. Il conflitto può anche essere radicale. Bisogna saperlo. Ci sono cose che stanno da una parte, e cose che stanno dall’altra. E ci sono persino regole, che ciascuno immagina possano essere le migliori, o le uniche, addirittura. E il conflitto può riguardare il contenuto, e il modo, di quel contenuto.
Nel conflitto, ci si distingue.
La furbizia, la presunzione, l’ignoranza e l’arroganza, se non puzzano subito, dopo un po’, si riconoscono ed emergono, smascherando ipocrisie e malafede. Persino quando sembrino essere maggioranza.

Non tutto, è accidente, discutibile e contendibile; opinabile e, in fondo, neutrale.
Molto, invece, è sostanza. E’ politica, e non amministrazione. E’ vita, e non rappresentazione del vivere.

Crescere, è un processo che implica anche mettere in discussione chi ha educato, e in cosa consista la propria educazione.

E anche per divertirsi, c’è bisogno di cercare sempre l’intelligenza.

Lo spazio che avete davanti, ha l’ambizione d’essere uno spazio di libertà.
E, come diceva Albert Camus, la Libertà, è fatta, innanzitutto, di Doveri: “ la libertà non è fatta, in primo luogo, di privilegi, è fatta soprattutto di doveri. E dall’istante in cui ciascuno di noi cerca di far prevalere i doveri della libertà, rispetto ai propri privilegi, da questo istante la libertà salda il lavoro e la cultura e mette in moto una forza che è l’unica a poter favorire efficacemente la giustizia”.

Il primo dei doveri da soddisfare, è il rispetto reciproco. Senza rispetto, non c’è confronto, o conflitto. E io, non sono interessato.
Il secondo dovere da soddisfare, è quello della buona fede. Per me, non ha diritto di cittadinanza, chi voglia essere solo strumentale ai propri interessi, nascondendoli, però.
Non posso impedire a chi sia, o si senta fuori dalla Costituzione della Repubblica Italiana, di leggermi. Ma sappia che qualunque cosa pensi, di me, o di quel che scrivo, non mi interessa. Prima di tutto, perché il suo, non sarebbe neanche un pensiero.

Chi lo ritenga, può prendere qualsiasi cosa trovi qui e diffonderla o pubblicarla altrove. Ha solo il dovere di dirne la provenienza e l’autore. Io ho sempre considerato davvero patetico, chi si appropri di pensiero e parole altrui, senza dichiararlo.

Per il resto, le cose non sono mai ferme. Quando son ferme, spesso, è perché non hanno vita. E, quel che ha vita, invece, sbaglia, e ci riprova, a far meglio.

Per quanto mi sarà possibile, proverò a far sempre meglio.