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” Il lato oscuro delle storie ” di Jonathan Gottschall

Dic 13, 2022 | Recensioni

“ Le storie sono macchine per produrre condizionamento, dotate di elementi prevedibili progettati per catturare l’attenzione e generare emozioni con il fine ultimo di esercitare diversi tipi di influenza sugli altri. “

Se avessimo sempre nella testa questa affermazione, leggeremmo con la stessa tranquillità, partecipazione, divertimento, una qualsiasi favola alla nostra bambina, prima che s’addormenti ?

Saremmo d’accordo, a spiegarle che il suo ruolo nella vita, è attendere un principe azzurro che la salvi, o la risvegli, o la riscatti da una vita di angherie ?

Naturalmente, v’è chi potrebbe sostenere che si tratti di una innocua favola, costruita e raccontata per emozionare, per far ridere, per evidenziare sentimenti importanti, e non sarebbe certo il caso di volerci trovare dentro, per forza, oscure volontà o strumentali intenti.

“Noi ascoltiamo le argomentazioni basate sui fatti con le difese in allerta. Siamo critici e sospettosi, specialmente quando queste argomentazioni vanno contro le nostre convinzioni. Invece, quando siamo assorbiti in una storia, rilassiamo le nostre difese intellettive…il trasporto narrativo è uno stato mentale che produce effetti persuasivi duraturi senza che vi sia un’attenta valutazione e argomentazione “.

Non è un caso, che, da anni, il conflitto, anche quello tra Stati, si sia spostato sul piano della narrazione. Le guerre hanno un costo molto alto, ma possono essere preparate, o vinte, anche costruendo strumenti narrativi capaci di convincere le persone: quelle dei paesi “nemici”, ma anche quelle dei paesi che fabbricano storie per far guerra e che hanno bisogno di consenso, per convincere i loro cittadini a morire.

E non è un caso che, più alto sia il tasso di autoritarismo di un governo, più alte sono le misure per impedire che all’interno di quei paesi, circolino storie “libere”. Gli investimenti in tecnologia utile a questo scopo, in Cina, ad esempio, sono enormi. I cittadini di uno stato autoritario, devono poter ascoltare soltanto storie che il loro potere politico giudica legittime. Succede di più, anzi: le case di produzione cinematografica di Hollywood, ad esempio, per evitare di rinunciare ad un mercato enorme, come quello cinese, condizionano preventivamente le loro storie, e ne espellono ogni contenuto potenzialmente conflittuale con il potere cinese.

Basterebbero queste semplici prove fattuali, per comprendere come, in alcuni ambiti, si sia perfettamente consapevoli dell’enorme potere delle Storie.

Solo i cittadini delle Democrazie, possono avere accesso liberamente alle Storie, e, giustamente, lo pretendono. Pur se così s’espongono a storie false, e tendenziose.

Nessuna Storia, in realtà, però, è mai libera.

Si decide sempre, cosa raccontare, e cosa tener fuori da un racconto. E si decide il modo di raccontare, e, bastano alcuni accorgimenti, per rendere una Storia molto più appetibile di altre. E, nel narrare una Storia, consciamente, e persino inconsciamente, si fa riferimento ad un sistema di valori, di norme, che non sono mai neutrali.

Verrebbe da chiedersi se sia possibile accostarsi ad una Storia, ad una semplice Storia, con animo pulito, aspettandosi d’esser trattati allo stesso modo; con la stessa pulizia, e gentilezza; con la stessa gratuità, verrebbe da dire.

“ Non c’è posto per l’innocenza nella comunicazione umana.“

Italo Calvino, nella sua personale rilettura dell’Orlando Furioso, racconta del castello del mago Atlante.

Il mago Atlante, costruisce un castello incantato, per proteggere il musulmano Ruggero che, secondo una profezia, se sposasse la cristiana Bradamante, morirebbe presto.

Il castello ha lo scopo di irretire chiunque vi entri dentro, tenendolo prigioniero attraverso la continua ricerca, tra le sue stanze, del desiderio più profondo di ciascuno: una donna; una spada; un cavallo; un nemico. Un desiderio che continuamente fugge, imprendibile.

Si potrebbe pensare che questo castello sia odiato, da chi ne resti prigioniero, e, il castello, posto al centro del poema, attira a sé tutti i personaggi principali della storia di Ludovico Ariosto, ma, quando il paladino Astolfo, non a caso portatore di “ragione”, svela l’inganno del mago, e fa scomparire il castello, rivelandone la vacuità a tutti i suoi prigionieri, questi, si rivoltano contro Astolfo. Preferiscono continuare ad inseguire, inutilmente, i loro desideri irraggiungibili, piuttosto che accettare la ragione che dice loro che stavano vivendo dentro una menzogna.

E’ una metafora potentissima. Persino più potente della metafora di “Matrix”, ed è stato scritto 483 anni prima. Noi italiani, siamo bravi, a raccontare storie.

Astolfo, però, resta la nostra unica salvezza.

“ E’ l’evidenza fattuale che ci ha permesso di uscire lentamente fuori dal Medioevo e andare verso la luce. E’ la scienza. Invece ora ci stiamo lasciando alle spalle il mondo della realtà condivisa. E stiamo entrando in un paese dei sogni dove la verità viene decisa in base a quella che è la storia migliore – o quella sostenuta con più forza – e non in base a ciò che è confermato dalle prove migliori. “

E’ l’algoritmo di un social network, che ci fa passare davanti agli occhi la Storia che, sulla base delle cose che sa di noi ( in gran parte rubate senza il nostro consenso ), gli pare per noi più interessante, a decidere, in fondo, cosa ci debba piacere, e cosa invece possiamo ignorare. E noi, in realtà, non vogliamo “sapere”, ma cerchiamo solo conferme a quelle che pensiamo siano le nostre opinioni, ma che sono in realtà, solo le Storie che ci sono piaciute di più.

E’ così, che scompare la realtà, ed è così che molti, trovano nella realtà, solo gli elementi necessari ad alimentare la loro pazzesca versione della realtà, che è però “reale”, perché loro, “convintamente”, la vivono.

“Nessuna Storia è mai accaduta veramente. La vita accade. Nessuna storia accade realmente nel presente: una storia è sempre una costruzione artificiale fabbricata a posteriori, con una dubbia corrispondenza con il passato.”

Verrebbe quasi voglia di lanciare tutto per aria, e chiudere gli occhi, e rifugiarsi dentro le lenzuola del nostro letto, le sole capaci di proteggerci dai mostri che potevamo evocare da bambini.

Però, ci aiuta la poesia.

“Nobil natura è quella

che a sollevar s’ardisce

gli occhi mortali incontra

al comun fato, e che con franca lingua,

nulla al ver detraendo

confessa il mal che ci fu dato in sorte

e il basso stato e frale

……………………………………..

Costei chiama inimica; e incontro a questa

congiunta esser pensando

siccome è il vero, ed ordinata in pria

l’umana compagnia

tutti fra sé confederati estima

gli uomini, e tutti abbraccia

con vero amor…… “

E’ Leopardi, che indicava nella Natura la vera ed invincibile nemica ( quella natura che ci ha fatti animali dipendenti dalle Storie), eppure, contro di essa, invitava gli uomini a stare insieme, perchè una nobile natura, nonostante conosca il proprio destino, tutti gli uomini abbraccia con vero amore. E anche Gottschall, autore del libro “Il lato oscuro delle storie”, finisce con l’indicare che è solo quando si è  insieme, che le Storie possono conservare il loro potere di fascinazione, e, sottoponendosi al confronto, delle parole che gli uomini, e le donne, possono scambiarsi, di persona, esse non conservano quella forza che pare invincibile, quando alle Storie ci accostiamo da soli.

Le prime Storie dell’umanità, erano raccontate a tutti, e a tutte, intorno ad un fuoco, e ci hanno fatto crescere.

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