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Ma quanta paura avete ?

Mar 4, 2023 | Commenti

Un solerte cittadino avrà visto le scritte tracciate con la vernice spray, di colore rosso, sui muri della città, e si sarà recato da un suo amico, appartenente alle Forze dell’Ordine, per raccontargli cosa ha visto. L’uomo delle Forze dell’Ordine, immediatamente, avrà riferito, informalmente, al suo superiore in grado, cosa il cittadino solerte gli aveva raccontato. Il superiore, avrà telefonato al responsabile della locale Caserma, o Questura, o Scuola, e gli avrà riferito, con attenzione e dovizia di particolari, tutto quel che gli è stato raccontato. Il responsabile della locale tenenza delle Forze dell’Ordine, avrà chiamato un dirigente del Comune di Aquila, preannunciando l’arrivo di una sua formale segnalazione, con la quale si illustrava che, sulle mura della città, tracciata con una vernice spray di colore rosso, era comparsa una scritta con la quale si chiedeva che il signor Cospito Alfredo, fosse esentato dal continuare la sua permanenza nelle carceri italiane, in regime di 41 bis: uno strumento di inasprimento delle condizioni detentive, pensato dal Legislatore per contrastare la possibilità che detenuti, particolarmente pericolosi perché appartenenti ad organizzazioni criminali, o terroristiche, comunichino con l’esterno del carcere, continuando così nell’esercizio della loro attività delittuosa. Il dirigente del Comune di Aquila, si sarà immediatamente recato dall’Assessore dal quale organigrammamente dipende, e gli avrà riferito della ricevuta telefonata, e del previsto arrivo di un atto formale da parte delle Forze dell’Ordine. Il competente Assessore, si sarà recato immediatamente, dopo giusta anticamera, nell’ufficio del Sindaco, cui avrà riferito tutta la vicenda. Il Sindaco, prima ancora di conoscere l’atto formale delle Forze dell’Ordine, avrà comunicato all’Assessore competente la sua volontà ad intervenire immediatamente. L’Assessore competente, recatosi nel suo ufficio, avrà redatto, in assoluta urgenza, un Ordine di Servizio che, per sicurezza, avrà deciso di consegnare personalmente al competente dirigente comunale al ramo. Il competente dirigente comunale al ramo, ricevuto brevi manu l’inderogabile Ordine di Servizio, avrà ingiunto alla sua segretaria, di convocare immediatamente nel suo ufficio un responsabile degli operai comunali. Il responsabile degli operai comunali, ricevuto l’Ordine di Servizio, unitamente a copiose raccomandazioni operative, avrà immediatamente cercato due operai comunali, impartendo loro le disposizioni necessarie ad intervenire immantinente per ricoprire la scritta comparsa sulle mura della città.

Tuttavia, il primo intervento effettuato dagli operai del Comune di Aquila, forse per carenza di mezzi adatti, o per insufficienti istruzioni ricevute, non è stato decisivo, e, sotto uno strato di vernice bianca, un qualsiasi cittadino attento, ma anche un poco malizioso, avrebbe potuto ancora leggere quella scritta tracciata con vernice rossa spray, per richiedere un atto di clemenza nei confronti di un detenuto nelle carceri italiane. D’altra parte, occorre considerare la disabitudine di questi uffici comunali alla bisogna, visto che, di prassi, le scritte tracciate sui muri aquilani, non sono cancellate per decenni. E’ il clima e il volgere delle stagioni, che provvede al loro deperimento: accade agli stupidi geroglifici che imbrattano le mura del centro appena ristrutturate e ridipinte; accade alle scritte e ai manifesti funerari dei fascisti, che percolano sulle mura delle rotonde, nell’indifferenza financo delle cornacchie che gli volteggiano sopra scacareggiando.

E’ immaginabile, pertanto, che un frettoloso vortice, stavolta un tantino più arrabbiato e a disagio per il mancato raggiungimento dell’obiettivo, abbia colto, tutti insieme,  il solerte cittadino, che ha nuovamente informato, della inesausta leggibilità di quella scritta, il suo amico delle Forze dell’Ordine, che ha riferito al suo superiore, che ha chiamato il responsabile della tenenza, che ha telefonato al dirigente del Comune di Aquila, preannunciando un nuovo atto formale, di cui il dirigente ha riferito al competente Assessore, che ne ha fatto parola col Sindaco, il quale avrà certamente sollecitato il competente Assessore ad agire subitamente, ed il competente Assessore, nuovo Ordine di Servizio alla mano, avrà convocato il responsabile degli operai comunali che, dopo opportuna ramanzina, avrà nuovamente inviato due suoi sottoposti, a completare definitivamente il lavoro, rendendo sul muro, inintelleggibile ogni scritta precedentemente tracciata con vernice spray rossa.

Verrebbe da pensare che è dagli Stati Generali del 1789, che il Terzo Stato e poi il Quarto e le loro idee, in generale, da qualunque parte emergano persino distorte,  impauriscano talmente tanto l’ordine costituito che, persino una scritta sui muri, debba essere coperta per non turbare la fragile coscienza dei cittadini.

Nella storia del nostro Paese, il cosiddetto terrorismo rosso, spesso infiltrato da elementi di destra e dei servizi segreti, oltre che, probabilmente, manipolato ed usato a fini di stabilizzazione del potere, ha grandemente nuociuto alla causa dei Lavoratori, e dei ceti meno abbienti, contribuendo a bloccare il percorso riformatore che aveva attraversato l’Italia negli anni ‘60 e ‘70 dello scorso secolo.

Ed è una verità storica altrettanto incontrovertibile, nel nostro Paese, che, mentre il cosiddetto terrorismo rosso sia stato processato nelle aule dei tribunali, e condannato, collettivamente ed individualmente, il cosiddetto terrorismo nero, abbia invece goduto di pesanti complicità delle istituzioni nazionali ed internazionali, risultando troppo spesso impunito ed inafferrabile, rafforzando quella lettura dell’Italia che compiva Gramsci, quando scriveva del “sovversivismo delle classi dirigenti” che usano la forza, per mantenere la propria egemonia politica, economica e sociale.

Personalmente, non ho alcuna simpatia per il signor Cospito Alfredo, e tanto meno, ne ho, per le sue azioni.

Le idee anarchiche, nella storia, hanno ispirato figure mirabili, e spesso ingiustamente perseguitate e orribilmente torturate o condannate. Negli occhi, e nelle orecchie, quando penso all’ingiustizia, ho sempre in mente le parole che Gian Maria Volontè fa pronunciare al suo personaggio di Bartolomeo Vanzetti, alla fine del film “ Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo. Parole che mi hanno sempre emozionato, e fatto piangere di rabbia.

Ma che solo superficialmente possono scalfire la società interconnessa che abbiamo di fronte oggi, che richiederebbe un ben più attento studio e capacità di lettura ed intervento, di quanto le pigre semplificazioni giornalistiche o propagandistiche ci propinano ogni giorno abituandoci a non voler capire davvero mai, cosa ci accade intorno.

Quello che vediamo, in questo momento, tra il Governo e una galassia di persone inquinate dal semplificazionismo, è solo il classico gioco che si fa tra maschietti decerebrati, a chi ce l’ha più lungo. Ma spetterebbe allo Stato, dimostrare d’essere migliore di chi lo contesta, specialmente quando lo contesta con strumenti violenti e sbagliati.

Coprire in tutta fretta, col bianco, una scritta tracciata con la vernice rossa spray, ha la stessa forza di chi nasconde la polvere sotto il tappeto.

E’ la Sinistra, ed il popolo, a pagare sempre per gli atti violenti e deficienti di chi si arroga il diritto di parlare in suo nome e per conto. Il potere, economico, politico e sociale, ha tutti gli strumenti, sempre, per volgere in suo favore, in riflesso d’ordine, l’assurda pretesa di riuscire, con un atto dimostrativo, magari perpetrato ai danni di persone innocenti, a cambiare i rapporti di forza presenti.

“Gli uomini nascono, e rimangono liberi ed eguali nei diritti” é il principio contenuto nella “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, scaturita dalla Rivoluzione Francese.

E’ di questo che hanno avuto, e continuano ad avere paura i ricchi e i potenti e i tiranni.

E purtroppo le azioni dei violenti, aiutano a mantenere viva e forte, e operante quella paura, che cancella le scritte dai muri, e avrebbe tanta voglia di cancellare, anche formalmente le nostre libertà e l’eguaglianza davanti alla Legge.

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