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Moderne forme di antisemitismo, hanno generato un nuovo razzismo globale

Apr 24, 2025 | 2025, Commenti

La grande stagione della manipolazione informativa, in particolare sulla rete dei Social, ha attraversato la seconda parte del decennio trascorso, e, parzialmente – anche se in forme più sottili per un verso, ma in un certo senso più esplicite, per altro verso – arriva fino ad oggi.

All’inizio, ha cercato di costruire uno “stato d’animo”, il più possibile diffuso, contrario a presunte elites dirigenti in vari settori e livelli, e, soprattutto, contrario agli intellettuali e al sapere scientifico; contrario a forme di dialogo tra diversi, e favorevole alla separatezza; contrario all’autorevolezza dell’informazione, minata da continui rimandi e riferimenti a presunte verità nascoste ai più; contrario ad ogni apertura verso istanze di eguaglianza e di liberazione, rivoltando, contro chi li aveva costruiti (certe volte con eccessiva pedanteria e supponenza), nuovi linguaggi capaci di accogliere le differenze; contrario ad ogni forma di diritto e pattuizione internazionale, di cui venivano strumentalmente indicate le lacune, le difficoltà, anche burocratiche, ed i ritardi di intervento; contrario alla “relatività”, con cui ci si confrontava con altre “narrazioni” identitarie, in favore del tentativo, malcelato, di ripristinare una presunta egemonia globale del maschio bianco, cristiano, magari ricco, e nativo del Nord del mondo; contrario ad una idea di Libertà, come responsabilità e dovere, ed esaltatore di una “Libertà”, fatta di arbitrio, di assenza di controlli, di presunta superiorità e di nessuna cura nei confronti dell’ “altro”.

Poi, ha tradotto questo stato d’animo in concrete indicazioni politiche.

Capi di governo o di partito, o di movimento, hanno costruito una “narrazione” coerente con una percezione manipolata della realtà.

Hanno potuto presentarsi come semplificatori di un quadro dannosamente reso complesso da chi avesse avuto troppa cura degli equilibri democratici, ad ogni livello.

Hanno indicato colpevoli, e dato bersagli da colpire.

Hanno talvolta sollevato problemi veri, ma fornendo risposte finte e molte volte confliggenti con gli stessi scopi che propagandavano di voler conseguire.

Hanno potuto presentarsi come estranei al passato, di cui non vogliono riconoscere né storia, né meriti, e nemmeno accoglierne i problemi insoluti in agenda che, anzi, vengono sistematicamente cancellati dall’orizzonte del discorso pubblico; e hanno potuto farlo grazie alla manipolazione della comunicazione e dell’informazione, ad opera di soggetti oscuri dietro i quali vi erano magari veri e propri eserciti nazionali di disinformatori impegnati in una guerra tecnologica, oppure intere imprese dedicate alla raccolta di dati di privati cittadini per individuarne i profili di attivazione psicologica e alimentarli strumentalmente in vista di precisi obiettivi politico-elettorali.

La stagione grande, e diffusa, della manipolazione informativa, diretta prevalentemente contro le democrazie per mutarne, dall’interno, i riferimenti, ha trovato il suo brodo di coltura, e la sua capacità di dettare l’agenda pubblica della discussione, in particolare, con la vicenda dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, e con lo scatenarsi della pandemia di COVID 19.

Ed ha avuto come contesto esterno, il pieno dispiegarsi di ogni contraddizione internazionale, seguita alla Caduta del Muro di Berlino del 1989. Ed ha agito, mentre le ricadute, talora devastanti, dei processi di globalizzazione economico-finanziaria del capitalismo dominante – ivi compreso il processo di destrutturazione dell’autorevolezza informativa, operata dai social in concorso con soggetti imprenditoriali cui non interessa l’etica del giornalismo, ma il profitto – polarizzavano le condizioni materiali della popolazione, aumentando pesantemente la quantità di persone impiegate in un lavoro “povero” e travolte dai processi di precarizzazione, e di diffusione di sentimenti d’ansia e paura, e stornando poi l’attenzione dai veri responsabili delle nuove condizioni materiali di cittadini e cittadine.

Ci sono almeno due grandi questioni che sono state poste all’attenzione del mondo, in quelle circostanze, e che sono state funzionali ad ottenere il risultato di un nuovo disordine mondiale cui porre riparo, secondo quelle che sono diventate esplicite dichiarazioni politiche e di governo, solo attraverso un intervento autoritario che accentrasse su di sé, il più possibile, potere Esecutivo, Legislativo e Giudiziario, e che fosse libero da ogni condizionamento derivante dall’equilibrio dei poteri ( Parlamenti, esercizio della Magistratura, Libera Informazione, soggetti intermedi della società, Cultura, opposizione e dissenso ).

La prima, ha riguardato la presunta esistenza di un “Piano” volto ad ”ibridare” le popolazioni del Nord del mondo, attraverso i processi migratori e, come loro conseguenza, attraverso il “meticciato”, anche culturale, che ne sarebbe conseguito, di cui si voleva evidenziare la capacità presunta, di cancellare tradizioni e immaginaria purezza dei popoli bianchi della parte ricca e sviluppata del pianeta.

La possibile costruzione di società consapevolmente ed equilibratamente multiculturali e inclusive, è stata attribuita, non ad una naturale evoluzione dipendente dall’apertura, anche economica ( sia pure sotto le forme profondamente diseguali della globalizzazione finanziaria ) di moderne società democratiche, bensì ad oscuri intenti di una “contaminazione” dei popoli che ne metterebbe in discussione la storia, e l’identità, di cui si vorrebbe la scomparsa.

La seconda, ha riguardato le forme di cura e contrasto – i vaccini in special modo – messe in campo per combattere la diffusione della prima vera pandemia globale, dal Secondo Dopoguerra ad oggi: il COVID 19.

Tali forme di cura sono state imputate d’essere, tra l’altro, veicolo occulto dell’impianto sulle persone di fantomatici sistemi di controllo del pensiero e dei comportamenti di chi vi si fosse sottoposto.

Per entrambe questi immaginifici tentativi di deviazione di un “sano corso del mondo”, sono stati fatti anche i nomi dei principali colpevoli: quelli di George Soros, e di Bill Gates, in primo luogo.

Queste due figure, l’una, di potente investitore finanziario, anche in senso speculativo, e l’altra di costruttore delle architetture informatiche del mondo, prima e di filantropo poi, sono accomunate dall’avere, entrambe, origine ebraica.

Attraverso l’esposizione alla pubblica riprovazione di loro presunti disegni egemonici sulla Terra, da contrastare e combattere con assoluta determinazione, si è riproposto, nei fatti, lo stesso schema “narrativo”, a suo tempo evocato dal “Protocollo dei Savi di Sion”: una costruzione falsa, operata probabilmente dalla polizia zarista di inizio Novecento , mirante ad accreditare l’esistenza di una cospirazione giudaica che aspirasse al governo occulto del pianeta. Un precedente storico che tanto ha contribuito alla trasformazione dell’antisemitismo europeo, da sentimento diffuso ma sostanzialmente sotterraneo, in vero e proprio programma politico, in particolare da parte dei nazisti prima e dei fascisti poi.

A dare gambe, e cuore, alla poderosa ondata di irrazionalità che ha percorso il mondo, occidentale in modo particolare, è stato utilizzato quindi, anche se non esplicitamente, e senza rivendicazione, tutto l’armamentario antiebraico costruito nei secoli, ed ampiamente analizzato in decine di fondamentali opere storiche e del pensiero.

E, in questa fase, non casualmente, antiebraico, perché come ampiamente dimostra Hannah Arendt (“Le origini del totalitarismo”), l’antisemitismo è storicamente risultato utile anche come elemento demolitore degli Stati nazionali ( visto il cosmopolitismo della presenza ebraica nel mondo, il suo contrasto non può che avere caratteri assoluti e transnazionali, richiedendo perciò l’abbattimento di confini nazionali alla lotta ). E non a caso oggi, il sistema capitalistico globale non accetta più alcuna mediazione, nemmeno se posta da uno Stato nazionale o da una confederazione di Stati.

Al suo più importante volume, pubblicato per la prima volta nel 1951, la Arendt consegna una sconvolgente profezia: “…in una società del genere, la discriminazione rimane l’unico mezzo di distinzione, una specie di legge universale con cui certi gruppi possono porsi al di fuori della sfera di eguaglianza civile, politica ed economica. Dove non è legata solo alla questione ebraica, essa può diventare un punto di cristallizzazione per un movimento politico desideroso di risolvere tutte le difficoltà naturali, e i conflitti di un paese multinazionale, con la violenza, il dominio della folla e l’aperta volgarità dei concetti razzistici. Può darsi che negli Stati Uniti l’antisemitismo sociale diventi un giorno, il pericoloso nucleo di un movimento politico.”

Non conosciamo eventi storici che si ripetano nelle stesse forme, e con gli stessi effetti già conosciuti, in tempi trascorsi; né immaginiamo che il futuro possa ripetere situazioni già vissute.

Ma possiamo osservare certe correnti costanti, capaci, nel tempo, di riproporsi, come memorie sotterranee che, talora, riemergono e producono nuovi effetti.

Se volessimo provare ad interpretare certi andamenti odierni degli orientamenti prevalenti tra i governi, e nella politica del mondo, potremmo osservare, innanzi tutto, una grande contraddizione di fondo.

Coloro i quali sono più favorevoli alla deregolamentazione di ogni relazione internazionale, ridotta a puro rapporto di forza, e che spesso sono gli stessi soggetti che hanno realizzato una globalizzazione economico finanziaria, basata sul puro criterio del profitto a breve termine, e del tutto deresponsabilizzata da ogni sua ricaduta ( disoccupazione, sfruttamento, diseguaglianze, opacità criminale dei flussi finanziari, riduzione delle persone a merce, inquinamento ambientale e continuo contributo al cambiamento climatico etc. ), contemporaneamente offrono, quale soluzione ad ogni contraddizione, non il governo della complessità, ma la riduzione di ogni problema alla individuazione di presunti colpevoli da colpire, e l’abbattimento di ogni garanzia democratica e di rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, come chiave necessaria ad assumere decisioni rapide e positive per migliorare la condizione materiale delle persone ( il che, in alcuni casi, è una esigenza reale ).

Ogni vincolo, per costoro, andrebbe tolto al Mercato, perché da solo, come in una sorta di magia da economista classico dell’800 – mai dimostrata e mai avverata – risolva ogni problema individuale. E poco importa, che proprio il Mercato deregolato, e predato periodicamente da orde di impuniti speculatori che dettano l’agenda di regole sempre più ambigue e costruite solo per continuare a favorire gli stessi centri di potere economico-finanziario, sia l’origine stessa di tutte le contraddizioni stridenti che caratterizzano la contemporaneità.

Chi ha costruito questa situazione, si offre come solutore dei problemi che questa stessa situazione ha generato, purché, beninteso, si metta nelle loro mani ogni potere, si cancelli ogni magistero di controllo, si riduca all’impotenza ogni opposizione e dissenso.

Si potrebbero trovare delle analogie, con chi, in passato, ha indicato nella diversità degli Ebrei, la causa dei mali del mondo di allora, e non si è impegnato, ad affrontare quei mali, bensì, ad eliminarne il presunto colpevole.

“Fu allora che si diffuse, ad opera degli antisemiti, proclamatisi patrioti, una nuova specie di sentimento nazionale consistente nell’esonerare completamente da qualsiasi responsabilità il proprio popolo, a spese di tutti gli altri, irrevocabilmente condannati”.

Suonano attuali, le parole di Hannah Arendt: sono proprio parole che ascoltiamo oggi, quando l’antisemitismo si è mutato, almeno nelle sue esplicitazioni, in una discriminante feroce, nei confronti di larghe fasce di popolazione, identificabili innanzitutto dal loro grado di subordinazione e inferiore ricchezza; e poi dal colore non bianco della pelle; dal loro essere di sesso femminile o dall’avere un orientamento sessuale non conforme all’eterosessualità…

Così come l’antisemitismo, divenuto programma politico, ha generato l’orrendo regime nazista ( e mutato la dittatura fascista in totalitarismo ), così oggi, il razzismo verso chi non sia maschio, cristiano, eterosessuale, bianco e ricco, sta producendo regimi politici nuovi, che combinano propaganda, libertà di consumo, demagogia, manipolazione della comunicazione e della informazione ( cioè la costruzione di una realtà in larga parte fittizia ), con un brutale sistema di mercato che non accetta alcuna mediazione, ma tutti vuole soli, e sole, di fronte ad esso, e con la demolizione sistematica di ogni contrappeso democratico al potere dell’Esecutivo. In attesa di spingere al massimo, attraverso l’Intelligenza Artificiale, ogni potere di controllo e repressione, anche grazie, alla conoscenza dei dati personali e delle inclinazioni di ogni singolo cittadino o cittadina.

L’antisemitismo, nascosto stavolta, ma fermissimo nell’indicare i capri espiatori, ha preparato il terreno per una nuova forma di razzismo, che non è più solo concepito e praticato nei confronti di persone dal diverso tono di colore della pelle, o dalla diversa storia, ma verso i poveri e gli esclusi; verso i migranti; verso le donne; contro i diversi; verso i disabili; contro le forme organizzate del dissenso…

Per ora, questa nuova forma di razzismo non è ancora divenuta un esplicito programma politico, sebbene informi di sé ogni parola, ed ogni azione di chi al governo pretenda di ridurre la Democrazia alle sole elezioni ( più o meno condizionate e truccate ), e di chi immagini di andare al governo, cancellando secoli di elaborazione giuridica e di conquiste nel campo dei diritti, in nome di un immaginario repulisti da fare per liberare confuse energie che dovrebbero condurre i popoli disciplinati, ad una nuova età dell’oro.

Tale nuova forma di razzismo, a “geometria variabile”, vale a dire cioè priva, per ora, di specifici ed esplicitati nemici da abbattere, anche in senso fisico, ben si presta ad essere riversata su chiunque, in un qualunque modo ad essa si opponga ( proprio come è accaduto per i movimenti totalitari, che non hanno mai precisato i loro obiettivi finali, per tenersi liberi nei confronti di qualsiasi opzione e per poter individuare tra esse le sole interessanti ai fini del mantenimento di un potere indiscutibile ), e quindi, ad esempio, ad essere praticata anche dal governo di Israele, all’interno dei suoi confini statuali ( peraltro costruiti in violazione dei deliberati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ), e all’esterno di essi contro le residue presenze palestinesi, prive peraltro di una forma statuale consolidata. Per certi versi, tali forme di razzismo, sono le medesime praticate da comunità che si richiamano ad un Islam radicale, e sono alla base delle pulsioni terroristiche che da queste comunità promanano attraverso varie sigle.

L’antisemitismo odierno quindi, proprio per le sue caratteristiche di “rumore di fondo”, da tutti ascoltato e introiettato, produce oggi il singolare risultato di abbattere vecchie discriminanti, consentendo a movimenti di destra, eredi dei persecutori degli Ebrei europei, di essere tra i più strenui difensori del governo autoritario di Israele, e dei suoi terribili crimini di guerra.

L’antisemitismo odierno pertanto alimenta di sé un moderno razzismo eclettico ma non esplicito, adattabile ad ogni circostanza, ma sempre base fondante per tendenze autoritarie o dittatoriali di governo.

Una delle caratteristiche forse più pericolose di questo antisemitismo odierno, consiste anche nella sua capacità di penetrare dentro visioni progressiste del mondo che, lasciandosi attrarre dalla sua componente che predica distorte forme di libertà da più o meno occulti poteri internazionali responsabili delle diseguaglianze e delle guerre nel mondo, non riescono a distinguere l’esperienza storica dello Stato di Israele ( con tutte le sue contraddizioni e i suoi ottantennali problemi insoluti ), dalla presenza ebraica nel mondo, obbligando le comunità nazionali di Ebrei, ad una continua corresponsabilità implicita ( di cui sempre si chieda conto ), nei confronti delle politiche poste in essere dai governi di Israele, anche quando queste politiche si traducano in crimini contro l’umanità.

Per combattere il moderno antisemitismo, non è necessario, oggi, solo il richiamo agli orrori dell’Olocausto, ma analizzare a fondo il moderno razzismo trasversale in cui si è evoluto e cercarne gli antidoti teorici e le pratiche quotidiane che ad esso si oppongano.

Soprattutto, pur nel riconoscimento che le forme di comunicazione e di informazione hanno un successo maggiore, quanto più siano capaci di dar sostanza e voce al complesso di emozioni e sentimenti che formano l’umana consapevolezza, non si può deflettere dalla necessità di far richiamo ad una moderna razionalità Illuminista, potremmo dire, quale argine ultimo all’ondata di irrazionalismo razzista, che sembra portare ai massimi poteri di governo losche figure di avidi moderni feudatari dell’impero del Mercato.

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