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Sparsi versi d’impoesia – parte seconda

Nov 22, 2023 | Storie

Questi muri di sabbia rappresa

ruvidi, sulle dita,

come un ricordo di dolcezza lontana,

sì sgretolano, lenti, sotto il sole di estate

ferma e chiusa, dietro i cancelli alzati

su bracci di mare libero,

e tornano polvere sparsa al vento

di austro arido che traversa asfalti e

palazzi di ogni colore grigi.

I remi pesanti non muovono più

barche leggere sull’onda, nel silenzio

gocciolante acqua sudore e sale,

ma torna l’alba, ancora,

seppure graffiata e ferita

********************************************************************************

Scavo con le dita, sul fondo della notte

per trovare il respiro e la luce

e togliermi le catene della paura.

Rifugiato, tra le tue braccia di donna.

E poi cammino verso l’alba

che forse riuscirà a trovarmi.

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Spero tu prenda posto, per me,

quando un vasaio trasforma la terra

e mentre la sabbia vola nel vento.

Spero tu prenda, per me, posto,

mentre una maga soffia fantasie e

quando un bimbo si stropiccia gli occhi.

Spero tu abbia posto, per me,

mentre sali su un ramo e raccogli un frutto

e quando torni, dai tuoi voli notturni

e se cerchi un randagio da carezzare.

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È quello che succede quando te ne vai.

Lasci il cielo che gronda di passione.

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Un pezzo di pane

mi basterebbe se non fosse

per la fame che ho di te e

un goccia d’acqua asciuga

la sete mia

quando non posso bere di te

che mi plachi

ogni arsura feroce.

Giorni e settimane

che aspetto le stelle al vento

di tramontana e il freddo

per scaldarmi di te.

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Ritornami

i prossimi baci e

le strade sul bordo dei fiori,

riportami

alle notti senza luna colme di te

e alle albe che domani

mi scioglieranno dal cordame

della paura.

E lasciami guardare

il tuo nudo corpo che sorge

a ogni mio libero pensiero.

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Ritrovo gli orologi che, sordi,

sgocciolano sabbia inconsapevole di castelli sul mare spersi e rotti.

Dimentico i pomeriggi chiusi

dietro le persiane buie a

sognare notti sole mai più.

Domani risalgo i gradini di

una mia chiesa sconfitta per

fermare il giorno e prendermi

almeno un brandello di cielo.

********************************************************************************

Forse la tristezza sgretola

anche i muri di tufo sabbioso

che mi sono costruito intorno

al nudo cuore di musica

innamorata senza risposta

mai.

E forse il silenzio mi trapassa

ogni pensiero che non trova

parole, per dirti che sono nato

solo quando m’hai visto.

Sono seduto sul ciglio

d’una finestra aperta sul

lontano buio che ho tra le dita.

E ascolto, il mio sangue gocciare

e spandersi, mentre la luna tramonta.

Di mille ferite come chiodi indifferenti.

********************************************************************************

Sai

che l’assenza oscurerà il mattino

né puoi fare scudo, con le mani

per allontanare il profondo

vuoto.

Non riesci,

ad abbandonarti al verso

dell’acqua fino al sale marino e

ti resta solo impotente pena

per quell’uomo che cammina,

nudo, fino allo sfregio

di un buio senza memoria.

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Dentro il cielo che perde il sole

le nuvole sembrano pensieri

veloci, e lenzuola grigie

stese sul corpo morto delle

speranze mie, e dormo,

tutto solo, amico mio.

Neanche una luna è alzata

per illuminare i nostri bicchieri

sotto il vulcano.

Quanto pesante è stato

lasciarti indietro.

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Bere, vorrei

fino a comprendere, che nessun vino

scuro come il mare fondo, può

darmi ebbrezza simile agli occhi

tuoi, che guardano me solo.

E camminare, vorrei

oltre la nostra casa, per capire

che ho casa solo dove tu sei.

********************************************************************************

Di infinite scintille in cielo,

mi sono ubriacato, mentre

mi parevano contraddire la notte.

Appena poggiate sul dorso

di monti neri e ombra,

tremavano al vento dell’erba

ormai arida.

Avrei potuto coglierle tutte,

con un gesto leggero,

e spargerle poi, tra le tue mani.

O dare a tutte loro il nome tuo.

Ho preferito il silenzio dei sogni

sicuro che tu conoscessi già,

ogni desiderio io possa respirare.

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Smetti di correre cuore.

Ci sono fiori che rompono mattoni

per crescere e dare colore

alla polvere scolata dall’egoismo

fino a terra.

E certi alberi, che bruciano dentro

rettangoli di terra cementata,

pure riescono a rinascere, di febbraio.

Solo tu, cuore mio, non rubi nulla

al cielo. Smetti di correre allora.

Non c’è nessun luogo dove

puoi andare.

********************************************************************************

Aspettavo il momento, d’uscire,

dalla strada d’asfalto, e camminare

finalmente tra rocce ossute ed erba.

Attento alle ortiche e ai rovi e

alle nuvole basse, ma avanti

fino agli alberi di noce e ai campi

di grano falciato, come croci di

camposanto. Cercavo spighe nascoste

e semi di grano scampati ai corvi

e alle donne piegate, sotto il sole

acceso. Erano chicchi, rigati,

in attesa di parto e duri, dal sapore

marrone e di farina gommosa e

madia di ciliegio rosso e polvere.

E mi sedevo a guardare, verso

la terra che s’alzava al cielo e pensavo

agli uomini prima di me e senza me

al mondo che andava, oltre le stoppie

annerite, e di là dai cavalli bradi lontani,

pronti a correre fiatando, fino all’acqua.

Sembrava ardere il confine del mondo

a pomeriggio tardo e sudato ancora

e attendermi, per completare il silenzio

********************************************************************************

Mi cade dalle mani

l’album delle foto

che non ho fatto

e sparge i suoi desideri

fino alla luna crescente.

Non raccolgo, quel che

è caduto e lo guardo

riempirsi di vento e fiori passiti.

Vorrei non aver

più cieli da solcare diffidente

ma solo la tua voce

da inseguire.

********************************************************************************

Ha i piedi gonfi, la luna

come una vecchia donna di

lungo cammino e schiena piegata.

Poggia sui calanchi delle colline arse

per riposare dalle maree e dalle

preghiere d’amore infermo, cui

requie non può concedere.

Perché non s’abbassa il cielo

a darci più aria da respirare.

Resta alta, sulla torre pietrosa

ad ascoltare noi cani inquieti

abbaiare e piangere.

Soli, con lei sola.

********************************************************************************

Ascolto il cielo abbuiarsi

e mi stride dentro, come ogni volta

avevo pensato d’aver trovato amici

ed era solo personale moneta a

muovere le parole.

Sento chiudere cancelli, lontani,

mentre s’annera il monte, e

guardo, i sorrisi rubati un istante e

tramontati poi, senza baci o mani.

Eppure persino le illusioni mie,

m’hanno dato da vivere

come una misera paga necessaria.

Ora però, non voglio chiedere più.

********************************************************************************

Torcerei il silenzio, di questa sera ferma

e ne farei musica, col mio cuore che

sbatte, tra le pareti del petto per

uscire e col mio respiro spezzato

dalla solitudine feroce.

Suonerebbe sotterranea, come un

aspro pugnale nero, e veloce,

per fuggire al peso dell’orizzonte e

per arrivare sin dove la luna

mi custodisce i pensieri.

Lascerebbe una eco di sé

tra le cicatrici di un tronco e

l’aiuto richiesto da una pietra

scivolata via dall’unico muro che non chiude

ma s’apre.

A chi anche per un giorno solo

mi scaldi di stelle.

********************************************************************************

Al correre della notte

mi sono lasciato andare

come legno spezzato in mare alto

portato da onde di randagi

e vento tra cespugli bruciati

mentre mi consumavo e

perdevo orpelli e sogni

e solo m’è restato secco

lo scheletro del mio cercare.

********************************************************************************

Ci sono angoli spersi di mondo

chiusi alla luce e stridenti

come una polvere di sasso

asfaltata sulla pelle nuda.

E sporchi di assenze colpevoli

senza più pioggia o lacrime felici

e neanche giochi sbucciati di bimbo.

Anche lì, eppure, son capaci

di crescere fiori.

********************************************************************************

Non voglio riposare

o dormire

o placarmi.

E nemmeno voglio il mio silenzio.

Tanto tramonto anche io e

nessuno sentirà più i miei

sassi piccoli.

Allora lasciami illudere di primavera

prossima e cielo di grano.

Vorrò essere cenere, nella tramontana.

********************************************************************************

Ho imparato che arriva sempre

il momento in cui il mio sole

svanisce e sgretola ogni respiro

io possa immaginare.

È un’antica ferocia che torna a

spezzarmi, ma non ho sorte più

per rialzare gli occhi.

Non c’è acqua per il mio deserto

e non c’è alcun senso al giorno

che mi resta.

Adesso, mi è tempo di uscire.

********************************************************************************

Non più, può inseguire il cielo

quel girasole: testa chinata nera

in attesa di una falce di luna, che

ne tagli i semi e sparga, cenere

di petali e foglie raccartocciate,

sulla terra grigia d’arsura.

Trema, sullo stelo alto e fragile

come un bimbo cui ogni carezza

sia negata, senza motivo

o luce.

Arriva sera, e, di nascosto,

se ne consuma la vita.

Il giorno nuovo, più nulla riconosce.

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Nessun destino che hai scelto

mi terrà da te lontano.

E nessuna perfezione disattenta

misurerà quanto ti amo.

Rosso di carne e bianco d’onda

mi accendono ricordo e desiderio.

E anche se non so, quello che serve

resto sul sole, a bere tutta la mia ingenuità.

********************************************************************************

Se ci fosse uno sguardo da cui vorrei

essere trapassato, dovrebbe spuntare

da dietro un vicolo color mattone cotto e

restar fermo sorpreso, un istante

scontroso e poi comprendere che

dentro gli occhi miei stanchi, quello

sguardo sarebbe un gioco di cui invento

regole ed usi, solo per farti vincere,

perché i tuoi occhi soli, più di inermi

fiammiferi accendono il cielo e

le gambe mie spezzate di vecchio

soldatino senza musica, fanno danzare

mentre muoio, se non ci sono gli occhi

tuoi muoio io.

********************************************************************************

Mi cerca, il silenzio del cespuglio di ginestra,

duro e tagliente, aspro come una ferita senza fiori.

E’ l’ombra mia che voleva essere ascoltata,

quando cercavo nido ad ogni dolore,

e che ora affonda nella terra per asciugare lacrime.

Si può bere il sale

per spaccarsi le labbra di te

e si può pregare, senza credere in altro cielo

che non sia il tuo ventre.

********************************************************************************

Come sia fatta un’anima

non lo so.

Se fosse la mia, sarebbe nuda,

da tempo, sotto una pioggia

di tagliente sabbia veloce.

Se possa sanguinare, un’anima,

non so pensarlo.

Ma se fosse la mia, la terra a me vicina

fumerebbe di ferro rosso e dolore.

Dicono non possa aver morte, un’anima.

Se fosse la mia, da lontano

potrei guardarla, mentre smette di nuotare

a notte, tra gli scogli dove già piangeva.

E non ha luna, il mare.

********************************************************************************

Le mie parole scivolano, a notte,

come foglie sulla corrente di fiume

e corrono al mare, urtando mani

senza nessuno abbracciare, in

questa estate arida che m’asciuga

anche le lacrime, e il dolore inutile.

Tra le onde di schiuma finalmente

potrò affogare, e scomparire e

tornare nulla.

E nutrire coralli di fondo, rossi

come labbra mai baciate.

********************************************************************************

Il sonno ha la forma di un’acqua sperduta,

che cerca di fuggire dal letto disfatto

e vorrebbe riempire la stanza di sogni

senza memoria e luce spezzata

in lampi di paura e orologi fermi

e donne da baciare e assenze dolorose

scure come il buio oltre la finestra,

di notte ancora lunga e calda e

occhi chiusi oltre il silenzio degli alberi

che fermano la luna appena bruciata

da un sole ostinato, dalla parte del mondo

opposta, che non ha sonno, ora,

e ferma l’acqua e l’asciuga, e sete,

mi mette di respiro innocente.

********************************************************************************

Nudo vorrei stare

sotto quest’aria fredda di pioggia

trascorsa in equilibrio su un muro

vecchio, di pietre storte e tenaci,

per sentirmi la luna dentro

mentre scivola dietro il monte

e mi lascia di luce nostalgia.

Indifeso, alla notte che mi arriva

addosso, e ai rumori lontani.

Cerco una mano da tenere

fino ad ogni prossimo mattino.

********************************************************************************

Mi ferisce, il ripetersi di parole

copiate e stanche, vendute per nuove.

E mi graffia la pelle, l’indifferenza

delle strade sicure e grondanti

consenso di maniera, mimetico,

statico, come una putrefazione dimenticata.

Preferisco imparare.

Impararti, se solo volessi insegnarmi

di te, e dei pensieri tuoi più veri.

Muore, quello che è vecchio.

Non io.

********************************************************************************

Mi scende addosso come una notte,

lo spreco di ore, e di parole

che, come una serpe, ristagna

sguardo e respiro e incupisce

orizzonti celesti di alba appena

immaginata e di dita, impiastrata.

Mi empio le tasche

di sudore e passi e attese e vento

per più leggero andare

fin dove finisce l’acqua,

scesa da un monte d’erba aspra,

e posa, alla luce d’una candela

fragile.

********************************************************************************

Ricade, la scintilla, più leggera

dell’aria scura d’un fuoco e

cade cenere deserta, e presto

fredda.

Ho riunito la sabbia del mio passato

vivere, e ho visto un monte sottile,

che frana, al minimo movimento di dita.

Non sono riuscito, ad immaginare

la prossima polvere.

Prima devo ardere, per poi cadere e

prima devo scaldare tutto,

quello che posso amare, tutto,

e poi vorrò smettere d’avere sangue.

********************************************************************************

Una notte di mare grosso è il vento

che scava la mia coscienza e lascia

sulla riva incerta, un tronco snudato

d’albero offeso, e spezzato, grondante

sale e lacrime, entro le sue vene

di linfa verde e viva un tempo, mentre

ora, pare affossarsi nella rena grigia,

come un osso ignoto e antico,

non più gigante volto al cielo

ma scheggia, di vita passata,

nemmeno più capace d’ardere.

Accetterò il mattino, anche nudo,

anche se mi farà male.

********************************************************************************

Ho vissuto dentro mura,

tra mura giuste e sante.

Mura che proteggevano e

mura che chiudevano il mare.

Mura che segnavano potere

e proprietà invalicabili e

mura che nutrivano la notte.

Riconosco solo mura di sabbie antiche

e muschio seccato come stelle gialle,

perché fanno ascoltare le onde

e i gabbiani e sono aperte

al profumo delle storie dei vecchi

seduti davanti ai portoni che

danno vita alle mura e le aprono

come vele al vento di bambini che

salgono sulle scale, fino ad ogni soffitto.

********************************************************************************

M’ero accorto, d’essere sbagliato,

perché guardavo dritto e non sapevo

parlare, con le voci degli altri e

m’ero accorto d’essere meno,

perché sudavo, nella corsa e

avevo capito d’essere brutto

quando il vento mi portava via i

capelli, pettinati con una riga

di reggimento e silenzio.

Mi sono accorto d’essere insufficiente

ogni volta che sono stato tradito

e che il sole mi bruciava la pelle.

Nuoto però, ancora, fino

ad un’isola pietrosa, dov’essere

io, non sia una colpa senza perdono.

********************************************************************************

Ti ho vista, sulla spiaggia,

camminare a piedi nudi, col vento

tra le vesti bianche e i capelli volare,

oltre i gabbiani e placare le onde.

La piega delle tue labbra trapassava

i ricordi miei, diventati salmastro,

tra le pieghe acute degli scogli e

bruciava l’acqua del tramonto.

Dietro i tuoi passi fioriva

ogni tremore del cuore mio

felice, di sanguinare tra le tue mani.

********************************************************************************

Ho sbagliato a credere

e ho sbagliato ad aspettare.

Sbaglio sempre, a tacere

e ingoiare.

Forse arriva tempesta dal cielo

e io me la andrò a prendere

in mezzo a un prato

dentro il mio mare

tra le nuvole dei monti.

E sarà bello, bruciarci dentro.

********************************************************************************

Balla con me,

dentro il mattino di pioggia

e fulmini, coi piedi nudi e colorati

di terra ed erba che rinasce.

Il tempo batte,

tra gli scuri delle finestre

e la luce ti accarezza gli occhi

scendendo da un ombrello

portato via dal vento e dalle risate.

Uniscimi le mani

dietro le tue spalle,

più elettriche di fulmine smarrito.

E baciami.

Un bacio che sia il sapore della libertà

tua, e della furia mia.

********************************************************************************

Stanno sul fondo del mare

le mie conchiglie e i quaderni miei

pieni di errori.

Sulle onde di sabbia del fondale nudo

sta, il mio respiro trattenuto

ogni volta che mi sono illuso,

e tutto quello che ho buttato

per il dolore di vederlo ancora.

Appena oltre, il nero profondo

della mare lontano, stanno le mie mani,

che nuotano, lente, per perdere

la forza loro, infine, e portarmi sotto

dove smette la luce ed ha pace

quella strana speranza mia

di essere.

********************************************************************************

Interrompe la luna, un pensiero

respinto, che vagava, alto

sulle cime di un ricordo.

Il dolore non proietta ombra

sulle nuvole, dissolte dal vento

come una delusione spezzata.

Non è freddo fuori, non quanto

le mie mani.

Continuo ad andare, perché so

che ho qualcosa. Me stesso solo.

********************************************************************************

Ti ho sognato

anche se tu non lo sai

e nuotavi, come tanto tempo fa,

quando si poteva nuotare

nel fumo di un camino,

col profumo di castagne e

il sole diviso in raggi,

dalle nuvole sipario,

tra un tempo e l’altro,

dei miei sogni dove

eri sempre tu, perché

dimentico tutto, quando non sei tu

a sognarmi, nei miei sogni

che mi restano negli occhi

e tra le dita, solo se

tu, ci sei, dentro.

********************************************************************************

Se conoscessi l’amore

direi che guarda, dall’alto di mura notturne

e scende, da lì fino a terra, e al mare e

oltre il cielo quando finisce, perché

non può essere lontano, dal suo

letto d’ulivo, più infinito

d’ogni porta d’accesso

e necessario, come una terra

d’acqua fertile e musica

cantata anche prima del primo istante

in cui muoio.

E se mi avesse incontrato, l’amore

un giorno, all’ingresso di una casa,

in nessuna altra casa più entrerei

senza quegli occhi che mi guardino

e mi scavino, fino al telo del mio

ultimo lenzuolo.

E se io potessi imparare,

ad amare,

nasconderei, quanto amo,

nella notte, perché sia libero

chi amo, di non amarmi anche.

Perché, se conoscessi davvero, l’amore

saprei che non vuole nulla.

Solo che sia felice, chi amo.

********************************************************************************

Una sottile goccia di linfa

non permetteva ancora,

ad un ramo spezzato dal vento,

di cadere nella notte.

Era cuore fresco di legno carnoso

ferito e senza difesa.

Un’altra torsione d’aria indifferente e

nessun suono più sarebbe arrivato

dai nidi e dall’acqua di cielo.

Ma restava fermo, mentre le fratture

cercavano pace, e indomabile forza

pregava vita e primavera nuova.

********************************************************************************

Vento.

Nuvole dorate.

Rumori di tramonto.

Qualche linea di freddo.

Pere rosse e melograno.

Un libro da inventare.

Le mie mani vuote.

Vento.

È sabato pomeriggio: forse viene a trovarmi una favola. Magari mi faccio trovare.

Magari le cambio il finale.

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Ti do appuntamento

sotto una foglia che vola via

tra i rami d’un albero scosso.

Ci sediamo su una panchina

bagnata di pioggia e stelle e,

rannicchiati, parliamo al vento.

A voce bassa raccontiamo

il fuoco e il vino scuro e

le braccia nostre aperte.

E tempesta ci prende

e scuote e d’un turbine rapisce,

per portarci dove è solo gioia nostra

********************************************************************************

Guarda un albero, come cresce

da una carezza in un unico nodo

e di lì gorgogliano fiumi di ritorto

legno e verde sangue rugoso,

incerti, del luogo da prendere ma

sicuri verso il cielo, a preghiera.

D’acqua, di baci, di sole,

di elettrici fulmini e nidi da proteggere.

Rami di pensiero solo

dimentichi quasi, di gemme.

Guarda, quanto ti aspetta, primavera.

********************************************************************************

Le sento cadere

le gocce di una pioggia passata.

A lacrime somigliano e

io non ho ombrello, ma

a terra, nutriranno nuove erbe.

********************************************************************************

Immagino acqua, cadere, spostata dal vento,

sul grumo di spine di rose spezzate,

e sfrangersi sui petali gualciti e

sciogliersi a terra, come un’argilla grezza ancora.

Mi sporco le mani di fango

e non m’importa, se posso raccogliere

quello che non ho avuto mai.

È uno sguardo che m’interroga, se

sia possibile una pulizia d’occhi così;

di alba stupita d’essere, così potente

e alta, e temo, d’accarezzarne il volto

per non lasciare segno sacrilego

delle mani mie, sulla sua ombra,

ché altro non sono degno.

********************************************************************************

Lo guardo sgocciolare sulla finestra, il silenzio.

E’ trasparente, come il buio senza luce

come la mia faccia riflessa sul vetro,

che nessuno vede e ferma.

Non riempie nulla, il silenzio;

neppure i giorni trascorsi urlando,

e secca la gola, come una malattia del respiro.

Guardo una foto in bianco e nero,

che non posso toccare,

e questo silenzio, mi sembra solo

inutile.

********************************************************************************

Spengo ogni luce, a me intorno

e guardo solo le scie dei pensieri

e le scintille di paura

e il tremare di una speranza al vento.

Non ho nulla, oltre questo buio di luna

e il freddo delle mie labbra.

Oggi, ho preso il mio cuore e

l’ho sentito correre

come se fosse vivo;

fermarlo avrei voluto, regalarlo.

Dentro il buio che mi sono conquistato,

ho un cuore che ancora mi segna il tempo

e che cerca ragioni, per questo suo vizio

d’essere vivo.

********************************************************************************

Ero nella pioggia

i miei piedi, avevano colore d’asfalto

le mie gambe erano muretti secchi

a recinzione, e cancello, di portoni chiusi;

il mio petto, talora, aveva odore d’albero,

talora, secondo i passi, grigio di cielo basso;

le mie mani erano ali d’uccelli lontani

e il mio volto, le foglie confuse d’una ginestra,

senza fiori.

Ero non visibile,

non ero.

Forse, non sono mai stato.

********************************************************************************

Sul fondo di ogni singolo mio dolore

c’è un cielo.

È rosso, e azzurro anche e rosa

quando nasce, dalle dita del mare

e mi aspetta, quando corro

per fuggire da me.

Sono nulla, per ogni cielo,

quando s’ombra di luce fino a notte

e però lo guardo e lo cerco e lo scavo

fino al sangue delle mie dita.

Io assalto il fondo del mio cielo

senza far guerra, senza voler nulla

vincere, per salire oltre il dolore mio.

********************************************************************************

Io so, quanto posso nuotare

nel mare di notte, e so

che traverserò le onde

senza legno e senza porto

eppure fino a riva, e so

che aspetterò scendere

il tremore e la risacca di scoglio feroce.

M’alzero’ allora a terra, spezzato di paura

e vivo, e feroce d’aria e vino.

Scavato di salsedine aspra e lacrime

guarderò la luna, come se fosse

prima volta, per me.

********************************************************************************

Prendi il tuo tempo, a sera,

e guardalo fuggire via

come i fari accesi di un’auto

che nulla di te sa, e passa.

Ascoltalo portare le tue parole

alle sole stelle ancora accese

sulle cime degli alberi neri e

guardale cadere, sconfitte foglie

di una stagione migrata.

Sentilo dentro le tue gambe

che vogliono correre ora

fino a non placarsi mai

di vita.

********************************************************************************

Io non ho destino

il mio nome è scritto solo su un muro

nascosto, dietro un mercato,

ed è scritto insieme al tuo.

E non ho risposte

pur se scavo nella sabbia

tra le onde e dentro la notte.

E non ho paura

nemmeno del lontano abbaiare

di un male senza nome.

Io ho solo questo mio respiro

senza orologio e peso

e tu sai, che t’appartiene.

********************************************************************************

Esco di notte

e vado a cercare un deserto

di pietre secche e spine

perché so

che dentro questa assenza, di orologi fermi,

ci troverò un fiore.

Luminoso come una marea di luna

e pieno di colori senza ombra

e dolce,

come una testa che s’abbassa per pudore.

E mi basterà guardarlo

fiore sveglio a notte,

per sapere che avrai giorni

e giorni ancora, di infinita vita.

********************************************************************************

Ci sono mille tatuaggi

sulla mia pelle.

Sono le parole che mi hai detto,

quelle che hai lasciato sulle mie labbra,

quelle che ho sognato mi dicessi.

E ci sono mille graffi

sulla mia pelle.

Sono le parole che hai pensato e

quelle che scorrevano sul tuo seno nudo

e quelle che hai chiuso nella tua bocca.

Ed è spoglia la mia pelle.

Perché aspetta i tuoi prossimi sorrisi

e i tuoi passi sul confine della musica,

e i tuoi occhi, che non mi appartengono

ma cui appartengo io.

********************************************************************************

Questo rumore d’acqua,

che ardere d’un fuoco pare,

fa ancora più vuoto tra le mie mani

mentre me le stringo addosso.

Io cammino e non sento

i passi miei e gli occhi

mentre ogni albero gocciola di te.

Mi riempio di pioggia le tasche

perché non ho una sufficiente moneta

per pagare la sete di vita

che mi dai, e so,

che l’alba m’ostina ad andare.

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