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Sparsi versi d’impoesia – parte quarta –

Giu 29, 2024 | Storie

Sei, adesso, dappertutto,

come questo cielo che respiro

come il cuore che mi batte dentro,

come un viaggiatore che parte

senza andar via mai da me.

È così che posso amarti

con ogni goccia di pioggia

che immagino rubata al fiume e

colma di verde e foreste

e erba dolce

e su di te mi sdraio.

=======================================================================

Io so

dove esiste un raggio di cielo

e so

dove sono i colori della pioggia

e anche so

dove le labbra mi scolpiscono l’anima

e sempre so

ogni passo che mi manca

per potermi sedere sulla sabbia

e guardare il grigio della sera

mutarsi in te

che inventi il mio nome

e seme, lo fai essere

dei miei respiri di uomo.

=======================================================================

Sono in attesa di svegliarmi

e in attesa, sono

di far finta di non sentirmi

vuoto,

e aspetto, di fermare

il suono del tempo e

del mio cuore anche

mentre sono in attesa

di mangiare il pane

senza miele e sogni.

Ho smesso d’essere

mentre aspetto e

mentre primavera scorre

dentro i rami secchi.

=======================================================================

Illumina un raggio di sole le gocce

in bilico sul bordo delle foglie e

il vento le scompiglia e tremano

prima di cadermi sul volto

come lacrime d’oro che il pensiero

mi accompagna a te.

Questa luce che trova

ogni pertugio e nervo

sei tu che da me arrivi.

Mi tendi la mano allora,

al naufrago legno,

che mi salva.

=======================================================================

Non c’è rimargine

alla notte spezzata

posso solo aspettarla finire

camminando tra i ferri

che puntellano il mio corpo

dentro le mie vene senza più asfalto

tra insegne luminose spente

e sogni buttati via.

Sondo i buchi tra i cancelli

per cercare il cielo

ma io non ce l’ho

il cielo.

L’alba arriva senza di me.

=======================================================================

Arrivano, le lacrime,

mentre il vento guida la pioggia

sulle pietre sperse dei miei pensieri.

Pesano, le parole mie

calpestate da tutti i silenzi

che ingoio, tra i fiori nudi

sugli alberi di questa primavera

inconsapevole e fragile

al gelo che scende

dalle mie mani.

Torno smarrito

a contare le nuvole che si spezzano

mentre aspetto

che mi passi

questa sete impaziente.

=======================================================================

Dietro gli scogli del porto

l’acqua resta ferma, e protetta,

ma stagna, verde, e oleosa

sul fondale scuro,

come una notte di pozzo.

Pare invano, il vento furioso

seminato sul mare che frusta le onde

fino alla pietra scolpita dalla tramontana,

e invece libero porta parole

da oltre orizzonte e tramonti

e anche amori

traversati dal volo dei gabbiani

e separati, fino al dolore più fragile

e arreso.

Come un piede nudo

sui chiodi

che gronda sangue amaro.

Eppure vive

il mare sconfitto

e nessun porto,

avrà il sapore delle vele gonfie

di desiderio.

=======================================================================

Il vento nel camino

mi chiama

all’odore di cenere e legna acerba

e mi riporta

alla fame di bambino,

al dolore delle ortiche sulle gambe

al bisogno

d’essere abbracciato.

Ci sarà notte

e avrà stelle

nessuna, della tua luce.

=======================================================================

Da qualche parte

sono state travolte, le mura

del mio sangue denso

e sono entrate le foglie

che all’inverno hanno resistito

e la sabbia, portata dal vento del sud.

Hanno cumulato dolore

mentre respiravo

il fumo di ogni notte senza sogni.

Fermeranno i miei gesti

e le carezze

che non posso dare

mentre scavo terra e mute pietre.

=======================================================================

Sul margine del buio

cerco luci

e odori di pelle nuda

quando la montagna è solo un’ombra

che dal cielo separa

le mie mani.

Resta notte per me

senza la pelle nuda del mio cielo.

=======================================================================

Mi guardava, un fiore sgraziato

nato tra ceppi e mura divelte,

consumato da polvere di cantiere

ma non calpestato ancora,

o sepolto, da una pala al lavoro.

Forse era uno specchio scheggiato

rigato dai colpi, e guardava me.

E io non ho da fiorire ancora

e i colori miei sono appesantiti

e li difendo, perché annotteranno,

mentre restano alti

contro ogni cielo

oltre il dolore mio

che mi sommerge.

=======================================================================

Partecipare, vorrei

del sole che rompe la terra fiorendo,

e delle morbide foglie di gemma

che spezzano il duro legno;

lo vorrei delle ali di un passero

che, pesanti un istante appena, volano.

E parte del tuo respiro vorrei essere

perché sarebbe mio respiro

e sarebbe insieme

e insieme non ha morte.

=======================================================================

Il pensiero che non dovrei pensare

io penso.

Come un’ape intrappolata in un vetro

il mondo che non dovrei pensare

non posso toccare

e sbatto, e sbatto, e mi ferisce

ad insistere nel mio desiderio.

Non conosce pace il mio pensiero

solo la fame, e la sete

e la durezza trasparente

dell’impossibilità.

Ma il mondo è lì

coi suoi fiori sfrontati

e le curve delle strade

di cui non vedo la direzione e

con le sue scale verso una finestra

o un soffitto o un asfalto.

E anche con la gioia

che mi promette bugiardo.

Mi mancherà l’aria

un tempo e continuerò a pensare

il pensiero da cui dovrei tagliarmi.

=======================================================================

Suggerisco al vento

di raccontarti ogni mio amore per te.

Quello che scivola sul vetro della finestra

e s’aggrappa ad un tuo sorriso

quello che arde un tizzone intero

ma non brucia tra le tue mani;

quello che nasce ogni alba

e ti porta una goccia d’agrume,

sulle labbra.

Racconto al vento la storia delle mie

lacrime di pioggia

che mai potrebbero di te,

placare la sete; che ti bagnino,

un istante,

i pensieri, di me.

Prego il vento

di straziarmi in mare

fin quando tu non mi accolga

ospite lercio di salsedine

e di te illuminato.

=======================================================================

Avevi un sole caldo

dietro i capelli, da quella finestra

da cui entrava il mare,

e io avevo bisogno

d’avvicinarmi alle tue onde

per sommergermi di cielo

e nuotavo con te

in quell’acqua dolce tra gli scogli

e respiravo salsedine

dalle tue labbra.

Il caffè al mattino presto

nel paese deserto

lo prendo ogni mattina

mentre ti guardo

e non sono mai andato via

da noi.

Cerco il fuoco sempre

a piedi nudi e feriti

cerco le tue mani

per inventare nuove parole

d’amore.

=======================================================================

Non è orario

di scrivere

ma di rompere il vetro

e cancellare la distanza.

Mai l’ombra d’un albero

dovrebbe al fiore impedire

luce, e nascita.

V’è posto per l’albero

e un angolo di cielo per il fiore

e per i rami c’è il sole

da raggiungere.

Alla vita, e all’amore,

basta uno spazio di giorno

per essere.

Ogni giorno

ed ogni volta che l’onda arriva alla sabbia

è il necessario e quotidiano pane

ch’ogni fame mi toglie

e ogni alba

mi chiama a te.

=======================================================================

Nessuna parola

mi darà le pietre taglienti

sotto le mie mani

Per quanto io possa accarezzarle

e sanguinare.

E nessuna parola

mi farà guarire

dall’essere nato

solo per cercarti.

Né cerco cura

da questo male infinito

e ghiacciato

perché so

che di male di te

morirò.

Lascia le mie parole cadere

e guardami, e ascolta

battere ogni mio cuore

e insegnami, ad amarti.

=======================================================================

Sto benissimo

mentre mi sgretolo;

mentre dal cielo alto

cadono solo ombre di foglie

carezzate dal vento

e desideri piccoli

i miei.

Spersi, nel vuoto delle mie dita.

E sto benissimo

mentre nulla mi guarda

e aiuta

e mi stringo addosso una maglia

per proteggermi il cuore

dal gelo.

E sto benissimo

mentre un’aquila vola via

senza guardarmi

io che non sono.

=======================================================================

Io ti ho trovata

nella quiete dell’attesa del sole

e nel muschio secco giallo

delle pietre dei muri,

che indica l’unico tempo che ho vissuto.

E ti ho trovata

nell’acqua di monte,

uscita dall’inverno

che m’ha tolto ogni sete del mondo.

E ti trovo

dal finestrino di un’auto

che viaggi libera

e io ti aspetto

per aprire il tempio

di ogni vita che desidero vivere.

=======================================================================

M’è venuta una farfalla tra le dita

ho lasciato aleggiasse

leggera come un pensiero

dolce e costante

un istante solo

tra le mie carezze.

E non è andata più via.

=======================================================================

Non ho più fame;

sono pieno

di fiori senza colore e

erba bruciata

e cielo piombo.

Né mi sforzo

ad inghiottire

questo orizzonte chiuso

e la pioggia arida.

Sarò un albero d’inverno

ancora.

Fino a notte.

=======================================================================

Mi sono avvicinato

ad una pozza d’acqua

leggera, tra i monti e

tra le onde di vento

ho cercato il mio volto,

e non c’era.

C’erano le nuvole dell’alba

e il blu della notte ancora e

non c’ero io.

Con le dita ho toccato le mie labbra,

parlavo, da solo, al freddo

perché il sangue mi fermasse

dove nessuno era con me.

Poi, mi sono sentito respirare.

=======================================================================

Guardo bruciare una candela

e la sua fiamma trema

anche dalle mie mani protetta.

Ogni respiro la scuote e piega

e riaccende anche

mentre pare si spenga

anticipando il mio tempo.

Infine arde, ancora

senza consumarsi pare,

come un amore che la notte

vinca.

=======================================================================

Non lo so, se ci siano lune

in cielo, o stelle, che cadano dalle nuvole

per colpirni e neanche so,

se sia luce o buio ora

mentre custodisco vecchie foto

nel mio cuore rosso

di sangue .

Forse è notte

forse continuo ad aspettare la luce

ma corro, corro

incontro a te

ovunque tu sia.

Ho voglia di non essere

più.

=======================================================================

Di tutti i rumori intorno

solo il fiore ascolto crescere.

Solleva la terra

e trova il cielo

e ne respira il sole

per la prima volta

ogni volta che il mondo nasce.

Il resto è solo silenzio.

E capisco, perché primavera

deve passare per l’inverno.

=======================================================================

C’è la farò

ad essere una mela passata.

Con la pelle accesa e scavata

dalla sete d’acqua senza rami.

Ferita, da fame di uccelli .

Ma dolce ancora.

Proprio il tempo esatto

prima di cadere al tramonto.

Quando nessuno guarda.

=======================================================================

Per una qualche ragione

di ricordare, dovrei smettere

e permettere alle cose di non più essere.

Come un vento che in cielo

sparga nuvole bianche e alte

mutandole in inafferrabile orizzonte.

E invece voglio solo il futuro

scalpellare.

Se mi sia dato d’averne.

Cammino da solo

e il mio nome

smetterò di ricordare.

=======================================================================

Mi vado cercando

tra fiori di primavera impazienti,

e tra le nuvole scure

poggiate sui monti.

E mi vado cercando

tra i rami secchi di alberi polverosi

rotti da gemme rosse,

anche mi cerco

dentro questa sera

che il vento dimentica

per le strade del paese.

E mi sfuggo

come un sogno

che di me ride, al mattino.

=======================================================================

Sento ferirsi il mio cuore quando batte

e sento incerta, la luce della mia candela

quando il cielo è senza stelle.

Sento il dolore feroce delle mie gambe

che non hanno meta e

sento il silenzio scavarmi

nello stomaco vuoto.

Ho tutto capito male

e tutto mi è ombra, ora

che traverso la notte

senza mai sognare nulla.

Ho ucciso, la parte di me bambina

e fatta tacere

come un albero tagliato

che gronda linfa

e non fa rumore alcuno.

E leggero posso andarmene ora.

Al cimitero scavato negli scogli

sotto il vento di scirocco

e gli ulivi disseccati

da quel male terribile

che è assenza d’amore.

=======================================================================

Di quella casa colpita

una finestra accesa, avevo visto.

Avevo preso, senza volerlo,

ad immaginare una donna

che, di me ignara, si muoveva

intenta ai propri pensieri

senza me, mai.

E sentii che era

la mia stessa aria

ad essere respirata.

Che, spenta quella luce

ancora la stessa acqua

avremmo bevuto.

=======================================================================

Sono rimasto nel vento

a sera, chiusi gli occhi

mi spargevo sulla terra,

ascoltavo l’erba crescere

e dei fiori sognavo

il profumo.

Le mie mani sino al mare

sono arrivate e nella schiuma d’onda

alta, si sono sperse

fino alla rena della spiaggia

e rimaste a lucere tra gusci di conchiglia.

Non s’è mosso il cuore

fermo, tra le tue mani.

=======================================================================

Mi ricordo

quei piccoli garofani rosa

che spezzavano le pietre

con la loro terra e

addolcivano l’ortica col

loro danzare tenue

al vento basso che

raccontava di stalle

e scarpe dure e gesti lenti

come un respiro profondo

che dalla gola dei monti

risalisse oltre i muretti bassi

ai lati della sola strada asfaltata.

Come allora, oggi, sono i fiori

della mia solitudine assetata

sono i petali di pelle che non accarezzo

=======================================================================

Resto fermo, al vento

che mi porta odori di sabbia

senza mare,

scuro come il fondo di un vino

e celeste nei miei ricordi

mentre tu lo nuotavi.

Al fianco mio una volta,

senza dolori.

Resto fermo mentre vorrei

essere uno straccio

trascinato via

nella polvere delle foglie secche

e riposto poi, in un canto,

per forse macchiarmi ancora

di te.

=======================================================================

In una pozza opaca

galleggiavano petali di fiore

forse rubati dal vento.

Forse un messaggio d’amore.

Avevano profumo di carezza

e colore tenero;

parevano barche immerse nel cielo

rovesciato in quell’acqua

e luminoso

traversato fino a casa.

Nostra.

=======================================================================

Portami via

dove io possa vedere

rondini e alberi di mele

e cielo, attraverso i tuoi occhi.

Portami con te

tra i tuoi passi e i tuoi silenzi

oltre le montagne

che conosciamo.

Fino alla fine

dei miei pensieri.

=======================================================================

L’ho sentito arrivare

il tramonto.

Ha spezzato i rumori del mare

finché anche i gabbiani

han volato senza stridere.

Ha ombrato le mie mani

bianche di salsedine

e onde.

E mi ha poggiato il vento

tra le braccia perché potessi

cullare un altro mio giorno

passato. Nel silenzio.

Di fuoco i colori

si spegneranno, a notte.

Galleggiando leggeri

dove non posso toccarli.

=======================================================================

Entro un seno d’acqua

riparato da vento

scende leggera la fine del giorno.

L ‘ombra di scogli giovani

nereggia il mare, luccicando ancora,

tardi raggi di sole e

anticipa, la mia notte.

Non oso sfiorare nulla

di questo istante che scompare

e nulla mi resta tra le dita

per fermare il mio sguardo,

che di lì va via

cercando tra insegne e finestre accese

l’alba di domani

e ancora domani.

=======================================================================

Correvo

per trovare un cielo più leggero,

sospeso, tra i fiori bianchi

di un disordinato, albero di mele.

T’avrei portato una nuvola

per farti stendere al fresco

mentre cerchi i tuoi sogni

così vicini, alle tue dita.

Mi sono seduto

nell’erba appena verde,

per ascoltare l’odore

del mio cuore, appeso

agli angoli del tuo sorriso.

=======================================================================

Sai

sotto un albero c’è la terra.

Ci proteggiamo i piedi,

con le scarpe, da quella terra.

Raccoglie seccume e pioggia

e sputi, e merda.

Ed è solo terra

quella che nutre l’albero

e lo stringe al mondo,

mentre gira, tra giorno, e notte

e te.

Solo terra

=======================================================================

Avevo scoperto

di poter guardare il cielo anche

attraverso le sbarre di un lucernario.

Ci entrava luce

e le nuvole della fantasia

mia innocente.

I ferri intrecciati

disegnavano ombre sulla parete

ma non restavano ferme.

Mutavano il loro annerire

col correre del giorno

fino a lasciarmi la stanza libera

e l’azzurro allora

era solo lontano

come ogni abbraccio

che non riuscivo a stringere.

=======================================================================

Quasi nulla

posso raccontare al sole che cade.

Non ho potuto rompere

il vetro che mi separa

dal cielo.

E nemmeno ho potuto correre

veloce fino al fuoco

per poggiarmi due monete

sugli occhi chiusi.

Ho solo visto un albero crescere

e forse è tutto quello che ho.

=======================================================================

La pelle, mi sbuccio

per trovare aperte

le vene del mare che desidero;

per guardare il colore della mia carne

rosso, come l’alba che aspetto;

per ascoltarmi respirare

l’aria del tuo fiato.

E non mi fa male

perché di me non ho cura.

=======================================================================

E’ già pronta la notte

a lasciarmi in disparte,

tra le cassette di frutta annerita

dietro le mura di un mercato chiuso,

senza sogni, e lenzuola.

Io l’aspetto,

senza parlare, spegnendomi il fiato e

i pensieri, che restano vento

trasparente, e lontano.

Solo miei, e a nessuno posso

lasciarli tra le dita.

=======================================================================

Gira

il vento sull’erba

e la scapiglia,

come un pensiero inquieto

che trapassi lo stomaco e

non lo acquieti.

Viene dai miei confini

questo vento spaventato

e neppure i rami

d’alberi ritorti

lo placano un istante.

Gira

e non va via da me.

=======================================================================

Ho visto fiori abbracciarsi

sotto questo vento d’aprile

per proteggersi dal freddo.

Quel freddo inatteso

come un albero che cammini

e che gela il cuore.

Non so, se possano conservare

i colori dell’alba pura

o se debbano tramontare

nel giorno alto.

So però che, senz’essere avvinti,

già sarebbero bruciati.

=======================================================================

Mi scorre addosso questo vento

senza portarmi via pensieri

e assenze.

Mi lascia solo il silenzio

di un camino vuoto

senza fuoco più

o pagine bruciate.

Lontano, si piegano erbe e rami

un istante,

giusto il tempo di un ricordo

mentre il cielo s’ingravida di pioggia.

=======================================================================

A giorno, la luna in cielo,

con la sua faccia ombrata, cerca le stelle.

Per noi scomparse.

Le tiene per sé come un segreto dolce

e le sparge, tra i suoi sogni nascosti.

Per ognuna delle stelle dormienti

c’è un fiore in terra

che chiede occhi che lo cerchino.

=======================================================================

Uno stecco di ramo

si spezza, a notte

come una mano caduta

e resta, nella terra aperta

in silenzio.

Nessuno ascolta lo strappo

dalla linfa e il cuore fermarsi.

Quel legno scappato

mi duole dal petto

e al buio

lui, come me, non esiste

=======================================================================

Ho guardato spargersi

alla terra lontana,

i semi piumati d’un fiore

trasparente, come il cuore mio

pesante.

Rimestati dal vento e

condotti per mano

ad uno spicchio di prato nero,

trasparente il prossimo anno

come i solchi rigati del mio volto.

Del fiore è rimasto

uno stecco nudo e vuoto,

delle mie braccia accese,

specchio, ora opaco.

=======================================================================

Ci sei tu

sulle cime degli alberi

d’improvviso vestiti

e ci sei tu

tra le pietre e il muschio

dove nascono fiori

dal colore dei sogni.

E ci sei tu,

sugli specchi d’acqua e cielo.

E tutto di te, chiama a vivere

=======================================================================

Vorrei conoscere, il fondo del cielo:

forse somiglia ad una risposta mai data

oppure profuma

come petali di una crisalide.

Vorrei arrivarci, alla fine della luce

e già so, il fondo del buio.

Del mare, il fondo riconosco;

è quando in me, trovo ancora dei resti.

=======================================================================

Guardavo un albero, nato solo,

al culmine di un dirupo,

far volare via le sue foglie

e disegnare nuvole del cielo,

sfuggite dalle braccia,

come una partenza senza destinazione,

di nascosto dal giorno.

Pareva volersi strappare le radici e

inseguire sogni ingenui,

per cadere infine,

tra sassi che tagliano la corteccia

e linfa sanguinante.

E ogni giorno è lì invece,

nel gelo del silenzio

a sollevare il sole

dalla notte in cui s’è perso.

=======================================================================

Ho del tempo, da regalare.

A chi voglia ridere ancora di me.

Ad una bambina che impara a correre.

Ad un vecchio che voglia ascoltare storie.

A chi abbia bisogno di una spiaggia libera.

A chi voglia pulire il cielo.

Lo regalo, il mio tempo.

Quello che resta.

=======================================================================

Restavano, appena in equilibrio, gocce,

come lacrime trasparenti,

sui rami verdi di ginestra arruffata,

mentre il cielo lasciava scorrere nubi

contro l’azzurro aperto ancora,

prima di pioggia nuova.

E cadevano lente in terra

vinte, dal peso di fiumi, e mari,

che erano, e dal dolore

di un passero scacciato dal sole.

Una, ne ho sfiorata con un dito,

e mi si è sciolta tra gli occhi,

come un grumo di cristallo rotto

e d’un canto, dimenticato.

=======================================================================

C’era un albero lungo la strada

solo, era cresciuto,

in uno slargo verde

dalle pietre aspre abbracciato

e protetto.

Il tronco era ritorto, su sé stesso,

come un cordame di nodi stretti

che si allacciavano,

con la stessa furia, e disperazione,

di un amore inesausto

e finito mai.

Pareva un ricordo solenne

sorpreso a sé stesso

d’ancora vivere

tra umane prepotenze.

=======================================================================

Resterei,

tra queste macchie di luce,

mentre il cielo gioca col vento

e consola i pensieri.

Respirerei,

queste macchie d’ombra

mentre i rami nascondono i nidi

e mi si spegne la gola.

Ma voglio inseguire una farfalla,

senza sporcarle le ali.

=======================================================================

Seguivo una stella

non nata, ancora,

per camminare ogni notte

ed ogni buio,

e trovarti.

Chiudo gli occhi ora

e metto le dita nude

su una fiamma di candela

urlante

e cerco la strada

per trovarti, sempre.

=======================================================================

Questi mattoni di terra rossa e vino

mi proteggono dal giorno

e mi raccolgono, a notte,

quando ho finito i sogni,

e non mi sveglio.

=======================================================================

Della mia vita,

ne ho abbastanza

e fa nulla

se dimentico che

non sono io,

a decidere, magari

decide una volta il luogo,

l’alba, o il baratro del monte

dove ho ascoltato

le mie condanne

e il silenzio che precede

la gioia incredula,

degli uccelli vivi all’alba.

Il prossimo mattino solo,

m’è rimasto tra le mani

e di me m’importa,

quel nulla che serve

a chiudere la porta.

=======================================================================

Guardo il cielo,

ombrato dai voli di rondine

divaganti,

come vento tra le rocce taglienti,

e respiro,

delle loro ali falciate

il pensiero veloce

che, con una matita spezzata,

stendono sui miei occhi.

Anche io,

apro le braccia

e m’accolgono le nuvole,

che vorrei mi piovessero.

=======================================================================

Raccoglie briciole, un passero

e fili d’erba e semi d’albero nel vento

e sceglie un angolo nascosto di mondo

per innalzare un nido

al suo furore d’amore e

al desiderio suo di altri voli,

senza sapere mai

se resterà solo

a guardare la polvere poggiarsi

sulle aperte sue ali.

=======================================================================

Sulle foglie, la pioggia

è una carezza insistente

che le scuote e piega

senza pesare mai.

L’acqua di cielo ne segue le venature

fino ai bordi, e poi oltre, scivola,

portando con sé

del verde il profumo

e il desiderio di restare protetta

tra i rami, e mani aperte.

S’impiglia tra le mie labbra

e mi scende al cuore deserto,

colmo di semi da fiorire.

=======================================================================

Di cadere, ho deciso

per essere pietra staccata dal monte

e smettere d’essere trovato

polvere come sono

nella terra che mi fiorisce accanto.

Adesso sento il vento

andarmi via e il sole bruciare

e chiedo acqua

per disciogliermi, nel tempo,

come un sale senza memoria.

Tra le mani d’un ragazzo,

chiedo un istante di restare,

prima d’essere lanciato al cielo

per amore

e rabbia.

=======================================================================

Di te sono ubriaco

solitudine

che sei il semaforo rosso di ogni mia strada

finché, veloce, mi spezzi il fiato

e i sogni ciascuno

che vorrei fare,

nel silenzio di tutte le risposte

che mai avrò mie.

Lasciami morire, fiato.

Non mi serve più vivere.

Ne ho tristezza,

di ogni cuore che dentro mi preme,

e l’orologio butto dal polso,

perché nulla mi trattiene

dalla mia musica ultima.

=======================================================================

Solo a notte

cammino in equilibrio storto

sulla corda sospesa

tra le cime dei monti

che a te mi portano

ovunque tu sia.

E al freddo di ogni notte nuda

trovo la pietà che serve

per portarmi verso l’alba

e non interrompermi

finché posso

e vedo una luce di finestra

accesa.

=======================================================================

Una voce, ci sarà,

per chi non ha avuto scelta

per chi scegliere non ha potuto.

Avrà colore di sangue di papavero

e di tramonto sul mare scuro

d’ombra di navi nemiche

e sarà vento contrario

d’acqua versata.

Sarà voce senza parole,

solo la paura di cuore chiuso

solo il volo sghembo

di passero colpito.

Eppure incisa,

su ogni asfalto dei passi

e su ogni finestra rotta

e mai sarà in silenzio.

=======================================================================

Di muschio giallo seccato, a macchie,

era coperto il pavimento del tetto,

rialzato dalle cupole

delle stanze a volta, sotto,

silenziose e segrete

di donne e uomini odorose

e di legni poveri,

truccati da velluto rosso

e spolverati, all’occasione.

Si toccava da lassù il mare

e s’annusava la corrente al mattino

prima d’andare in barca

a tentare la sorte e la fame.

Tranciata, quella casa ora,

e il mio tempo della meraviglia.

=======================================================================

Nulla più inghiotto

se non acqua,

che mi plachi il deserto di te.

E non basta.

E non è per gli alberi pioggia

né per il mare appagamento.

Solo rumore lontano

che non copre il tuo canto.

=======================================================================

Mi urla veloce, il cuore

e non lo sento.

Nascosto tra le foglie d’un albero rifiorito

aggrappato ai rami

per non scivolare dal cielo.

E’ come un asfalto

dal gelo crepato e rotto

che sbriciola il mio tempo finito

=======================================================================

A piedi nudi

su un legno piagato,

della mia fame di vivere

m’accorgo.

E ascolto la pioggia arrivare

che mi lavi via

tutto l’assurdo silenzio

appiccicato

alla pelle mia vuota

e segnata di salsedine e memoria.

Fiorire possa

un sorriso dalle mie rughe

che è ancora giorno.

=======================================================================

Giro tondo giro

gira il mondo tondo

gira fino a sera

sino al giorno prima, com’era,

ma non gira mai, dove vuoi

ha sue strade e tu le corri

contro vento, sino alle torri

d’una vita partita

senza ritorno e preziosa

quanto più la perdi,

tra le dita,

mentre cerchi

di giocare pulito

persino sull’orlo dell’infinito, orizzonte

sfuggente, e da solo

resti senza volo, e l’abbraccio,

e t’abbraccio, di nascosto

in ogni posto che conosco e

in ogni sogno che m’inganno

e regalami vento e respiro

perché giro, e rigiro

fino a te, in tondo.

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Apri i tuoi colori fiore

alla pioggia e al caldo respiro

di terra calpestata eppure viva .

Accogli le carezze che nessuno

ti dà e piega la testa

allo sguardo che ti spezza

e ti allontana il cielo.

Continua a darti luce,

quella candela che non si spegne

sotto un ponte fangoso

nel vento di ferro,

fragile.

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Dentro la notte, avrei potuto restare

a sentirne il fiato e il freddo,

ma ho camminato

a fatica, e spezzato, dal dolore,

e ho cercato luce, e ascolto

e un gesto solo, di tenerezza

e fuoco amico.

Ho sbattuto in specchi

e miraggi, e deserti di fata morgana,

senza mai alzare un grido,

o una mano

in mia difesa neppure.

Umiliato, ogni giorno,

e nulla cosa, la mia pelle

e di nulla parola degno

ho continuato a tenere gli occhi

dove il mare cerca origine

e le onde s’alzano tremende

perché della morte mia non ho paura,

più.

E tremo.

Di ogni dolore ho sentito i tagli,

innocente,

e stupido, come una vacca al mattatoio,

questa notte ho negli occhi

e la scavalco

perché io.

Mi merito l’alba.

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Muta, m’è diventata

la stagione di fioritura e

il vento contro mi porta via

le voci e ogni sapore

e cerco allora giorni dispari

e alberi spezzati

per imparare parole nuove

di nodosi grumi sciolte.

Abbassa a me i tuoi occhi

che io possa nascerti tra le dita.

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Ingannami tempo, con una favola;

raccontami, d’una schiena umiliata,

che non fa male,

e del silenzio, che è solo quello

degli occhi che si guardano

per scrivere parole mai dette,

e rompi,

i vetri di petali e rose

che ho alzato sui sogni miei;

frantuma, tutto quello che non ho,

e spargilo,

a far seme di deserto e sale.

Fa, che il prossimo passo

abbia solo meno freddo.

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Raggi di luce polverosa, dritti,

lacerano le nuvole e

danno voce ai voli bassi delle rondini

rade in caccia

appena sopra il filo dell’erba

mentre il vento agita degli alberi

i cuori fragili di linfa

e il tramonto inizia.

Mi gioia che il mondo prosegua

ancora ad andare, pur senza me.

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Dal traverso delle gocce di pioggia

guardavo tappeti di cielo azzurro

ombrato dalla sabbia di scirocco

ed ero terra aperta e

impaurita di poter ancora fiorire.

Tra i rami, gli uccelli riparavano

l’un nell’ali dell’altro

in un abbraccio, che m’era strada

nel vapore della terra calda.

Sentivo andar via, il temporale

che m’aveva sorpreso

e non avevo più casa,

né i sacchi di iuta che, da bambino,

m’erano tetto e armatura.

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Scavo, nei battiti del mio silenzio

per trovare il cielo che inizia

a togliersi il velo notturno

mentre ancora le stelle

mi indicano strade vuote

che a gran velocità corro

per arrivare presto

al mio desiderato nulla.

E di nulla, mi contento.

Perché so quanto valgono le mie braccia

e quanto scaldo il fuoco.

È enorme il cielo che si brucia di blu

io mi stendo in terra

e chiudo gli occhi.

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Un solo petalo di rosa selvaggia

sulle dita mi lascia pace

m’apre il cielo e lo sprofonda

e mi cura

un istante almeno,

del mondo e delle paure.

Fossero le nuvole

profumate di quel petalo

e la pioggia odorosa,

che mi lavi via

il ferro e il cuore

e mi sciolga l’inverno della sete.

Vorrei non più desiderare.

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Mi aveva lasciato solo

il mio mare.

Non avevo isole

di maghe d’acqua trasparente

e nemmeno spiagge infeconde

dove togliere al vento le parole

incise nella sabbia.

M’era rimasto solo di tramontare

e l’ho fatto.

Prima dell’ora,

prima del cielo bruciato dal rosso,

sono salito su una pianta di fico

per rovinare, a terra,

e restare, rifiutato.

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Tutto, ho da imparare,

dal silenzio dei colori, quando annotta,

e dalle voci lontane,

non a me rivolte.

E tutto provo ad imparare

dal canto dell’aria

che passa senza di me

e si perde tra i rami

e i sogni.

Tutto, imparerò, promesso,

dai sorrisi che non posso vedere

e dalle mie mani spente.

E tutto, mi ha insegnato

un’erba sola e timida e tenace

e bruttata.

A desiderare il sole.

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Non so, se potrai perdonarmi, cielo,

per aver continuato a cercare

il mio antico gioco perduto.

Lo pensavo dentro oscure navi

e ne cercavo le mani aperte

da portare, sollevandole, in aperta luce.

Lo temevo dimentico

di me e d’ogni mio pensiero

affidato ad una scatola di memorie.

Lo cerco con ogni sguardo che possiedo

e con ogni parola che conosco

lo chiamo

perché mi torni innocente bambino.

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Un martello, picchia continuo il muro

e lo soffia via

sui fiori già spenti,

della primavera d’inverno.

Ci sarebbe silenzio,

senza quel battito d’orologio

che sgretola la memoria

densa di luce.

E invece ascolto i colpi

d’un lavoro paziente

inteso alla mia cancellazione.

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Sfiorire ti ho visto, rosa,

lo stelo piagato dal secco

i petali, abbrunati dal silenzio delle carezze,

e piccoli neri semi sparsi in terra

come lacrime che non hanno avuto

requie.

Morbida resti, se ti sfioro,

come il segreto inesausto desiderio

di te aver cura.

Della tua rinascita non so

se avrò notizia,

o se mi resterà nel sangue una spina

che l’abbia per mano condotto,

al fondo delle scale

dove le bugie

non servano neanche più.

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A chilometri di distanza nel tempo,

restano taglienti le ferite

d’amaro mare

e ancora lasciano sulla strada mia

nero sangue color cuore.

Credevo d’esser felice

ed ero solo illuso

d’estate infinita,

prima di questo inverno arido.

Respiro polvere di sudore e sale

e la mia sete nutro

dell’odore lattiginoso di fico bugiardo

e non ho più, mattine d’attesa.

Solo di tramontare, ho voglia.

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Arriva il vento di sera

porta vicino, l’orizzonte,

e le pagine vuote scorrono

tra le parole che cerco

per dirti quanto sono escluso

dalle onde e dal pane

e quanto io tramonto

mentre sulla pelle si placa

la sete, mai, di te, però.

D’andare è ora,

e dolce è il buio che mi aspetta.

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Il canto furioso dei gabbiani.

Il mare che si adagia sulla sabbia.

Un frullio di passeri spaventati.

I fiori bianchi che stendono i petali.

La barca che prende le onde.

Il vento che mi libera le mani.

Una foglia che cade.

I miei passi, non fanno rumore, mentre sento i suoni del giorno che arriva.

Che sia per tutti dolce.

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