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Storie

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Certe volte scrivo versi

Giu 26, 2025 | 2025, Storie

Braci respirano calore rosso

e si perdono in fumo libero

nel buio,

come ogni mio tentativo

di rompere il vetro

che dalla notte appesa

mi separa.

Di scheggiarmi nel sangue

non m’importa

purché s’apra

questo sipario senza spettacolo.

Mi guardano braci

di stelle lontane

in cui orientamento cerco:

la più sicura strada

verso il nulla.

=======================================================================

Alla propria ombra

nascondersi non vale

sempre

prima, sa i passi e

li precede e guida

mentre par che li segua

e i pensieri deve sapere

quelli che restano scuri e fondi

e come lei neri

per dismisura allungarsi

o sparire,

quando amore scompare

ogni mondo intorno

e neppure dell’ombra v’è più bisogno

o del suo respiro

perché ossigeno nutre

dalla bocca dell’altro.

=======================================================================

Io non ho posto,

tra gli alberi, e

neppure in strada.

Mio posto è l’assenza

mia musica, un orologio senza lancette.

Taglia una forbice i miei quaderni

perché dal mio posto non s’alzi

parola.

Il soldato restava fermo,

al solito posto,

dietro la porta della principessa

per novantanove giorni

senza risposta.

Lo cerco un posto

per buttarmi via.

=======================================================================

Ha vuoti gli occhi

di una maschera il Carnevale,

e il naso affilato

senza coprire la bocca che parli

e come un guanto riveli

la realtà lasciata appena indietro;

dei rami già rotti di gemme

e del cielo che resta azzurro

oltre le case e le nuvole, e

del dolore mutato in riso.

Scelgo una maschera

per i giorni prossimi

che mi colori d’Arlecchino i pensieri

e a me nasconda

il mondo.

=======================================================================

Senza scaldarmi

sto davanti al fuoco

mentre sera riavvolge il cielo.

Sono vento le fiamme e

cercano l’alto

per tornare al sole che le attrae

come marea d’alzarsi all’amore bisognosa.

E nera cenere resta il legno

di passione consumato

e non mi conforta, quel carbone scuro

di calore lontano.

Per questo

ardermi le mani desidero.

=======================================================================

È oltre

la notte che si sparge

sulla città e vaga

spezzandomi le braccia

col suo buio vischioso

come il pozzo nel quale ho perso

tutti i desideri,

e non la raggiungo

per quanto scuro io abbia

nelle mie tasche vuote.

Nemmeno il sonno

mi darà la notte che cerco.

=======================================================================

Famm’essere ombra della tua luce

e fammi essere acqua nella tua anfora

e fammi essere vento nel tuo respiro

e fammi essere polvere tra le tue dita.

Chiedo d’essere,

secondo una profezia antica che

m’assegna d’essere a te affidato.

Fammi essere i tuoi occhi che mi

vedono e creano.

=======================================================================

Chiudi gli occhi:

e senti, il rumore lontano

del mondo che ti ignora

e oltre te corre.

Chiudi gli occhi:

e senti il canto dei ricordi,

le sirene di tutto quanto

non sei.

Chiudi gli occhi:

e attendi le labbra

di un bacio

quand’apre la porta

d’ogni mondo e di canto lo empie

=======================================================================

Quattro merli sugli stecchi crudi d’un albero

come ombra di frutti d’inverno inutile

pesante.

Pensieri miei che tengo lontani

e che sento fischiare

da una prigione fredda.

S’allunga il buio indifferente

e m’inchioda

le mani mie vuote.

=======================================================================

Ho visto un raggio di luna vincere

della mia finestra il buio e

leggero posarsi sulle mie dita vuote,

e nude.

Aveva profumo di notte amica

anche se non mi guardava.

E io ne raccoglievo in terra l’acqua,

assetato di luce.

=======================================================================

Dentro il buio anche,

potevo distinguere un nido

tra i rami d’inverno, alti.

Pareva un frutto secco

ischeletrito dal freddo delle ali lontane,

e trapassato dalla luna storta

slabbrato dall’assenza e dal gelo.

Aspettava.

La stagione nuova sospesa tra stelle

e maree.

La cura dei fili d’erba e delle piume, leggere trame di cielo domato.

Aspettava.

Che un giorno s’accorgesse di lui,

e ne scaldasse le sue mani aperte

nascoste.

=======================================================================

Della lama l’ombra aguzza si vede

contro il cielo puntata,

spariglia le nuvole e sangue blu

cerca.

Ma è disposta a frangersi

nello svellere dal muro una pietra

capace di lasciar trascorrere luci

e profumi attesi.

Si spezzi pure ogni ferro

se oscura il buio.

=======================================================================

Buio non c’è,

di togliermi le stelle dagli occhi

capace.

E neanche notte arriva

a fiaccarmi un abbraccio.

So tenere tra le dita

le braci roventi

che sento

e il solo respiro

il calore rosso ne aumenta.

Ho dentro un sole

che di morire non si cura.

=======================================================================

Di me non dovrei avere

rammarico, e non dovrei avere

nuvole pesanti sui miei occhi,

e nemmeno dovrei avere notte

che leghi i miei passi.

Nulla penso dovrei avere

perché mi sia dovuto,

ma almeno il dolore vuoto,

empilo di rose.

=======================================================================

Mi manca una foglia,

per incontrare un albero

che da sé scuota l’inverno.

E mi manca un sorriso

per sfiorare il viola del croco.

E due mani unite mi mancano

per guidare dritto fino all’acqua.

Anche mi manca

un raggio di cielo celeste

per sentirmi il cuore andare.

E niente, è tutto quello che mi manca,

ora che non ho

pane da dividere.

=======================================================================

Mi picchia la pioggia,

sulle tempie e sulle mani nude

e mi svuota più del buio,

le impaurite vene.

Eppure immagino fiorire l’acqua

e il freddo proteggere le radici

ancora nel sonno d’inverno.

Ma troppo però somiglia

alle lacrime della mia sete.

E mi scava.

=======================================================================

Da solo,

guardo un cielo che non è mio

e ascolto scemare il vento

come un fiato che non più ha

respiro

e parole, che più nessuno

raccoglie.

Da solo,

mi conto del cuore

le assenze

e con un orologio guardo

morire il tempo.

E da solo,

prego le farfalle

di portarmi via, in volo,

da solo.

=======================================================================

Apro gli occhi

sugli infiniti nomi dei cieli notturni,

anche da un angolo di strada persa,

pieni del suono d’una foresta d’ombre,

che protegge

tutto quello che non sono stato

e tutto quello che avrei voluto essere,

mentre il tempo non si svuotava e

credevo di poter vivere.

Venderei stelle, e memorie

al mio specchio, che mendica

d’essere spezzato.

=======================================================================

Geme, la cima d’ormeggio,

prima soffiata contro la muratura del molo

e poi ostinatamente strappata, dall’anello di ferro,

che prova a fermare con morso di leone

come una mano che amore cerchi;

scuro, e scosso, il mare

di correnti profonde e schiumosa furia

chiede il prezzo

di tante rotte che l’hanno traversato,

e vinto le onde.

Reclama lo scafo scrostato e sbattuto;

i suoi remi nudi, liberi di percuotere le fiancate

e l’albero maestro,

piegato

come un pendolo senza ritorno,

che piove schegge e lacrime,

La mareggiata tagliente aspetta

un solo momento di sgambetto

per mettermi il respiro sott’acqua.

=======================================================================

Un’ombra mi basta

per precipitare sin oltre

i lividi che mi spezzano

ogni pensiero.

E non trovo modo

di sostenere sulle spalle

qualunque mio andare.

Ci sarà, mi chiedo,

un tramonto per i miei occhi,

che mi risparmi il fuoco

dell’ombra che da me,

non fugge.

=======================================================================

Balla con me, notte,

indossa i tuoi guanti

e accendi i lampioni

e grida i tuoi pensieri e

le catene che indossi,

prima che il vento le porti via

e dopo che i fiori siano

ostinamente, ancora accesi.

Stringiti a me

e toglimi il freddo tigre

e insegnami, dei tuoi occhi la musica e

come farti sorridere.

Fammi guardare notte

le tue labbra che mi parlano

e il fondo delle stelle che,

senza le tue mani,

non mi salvano.

Nessuno mi salva.

=======================================================================

È aspra questa notte

che sta serrando tra dita di gelo

ogni gemma affacciata al mondo

e urla rumore al mio silenzio

e vetri frappone

ogni volta che vorrei toccare

fili d’erba giovane e margherite semplici.

Solo e nudo mi lascia

questo cielo senza schegge di luna

e io andrò a cercare l’alba

e troverò l’alba,

in ogni brace di luce.

=======================================================================

Davanti ad un ramo che protegge nidi,

e di fronte all’alba che il cielo incendia,

e davanti ad un fiore contro il freddo schiuso

e di fronte ad una farfalla controvento

e anche davanti ad una porta aperta,

che mi faccia respirare, io

la testa, la tengo bassa.

=======================================================================

Ho sempre speso, senza risparmi,

le braccia aperte che avevo

e sempre ho smarrito

i risparmi d’inverno

e sempre ho sperso sassi

perché sapevo la mia direzione

verso il fosso arido

senza che m’importasse

del precipite

e sempre sono caduto.

Ho di mio,

solo

l’incavo dell’onda di mare

che il respiro tiene

per più alta possibile al cielo

salire

ed essere nulla, appetto

alla spuma felice

eppure essere.

=======================================================================

Ogni spasmo di muscolo

per restare sopr’acqua, a notte

di naufragio e terra lontana.

Ogni minuta tosse di respiro

per sentirsi il sangue

ancora correre e muovere.

E ogni folgore di pensiero

abbracciata al ritorno

dopo sterminata guerra e pena.

E arriverà infinita la sabbia

che sono sempre stato

a salvarmi e d’olio, cospargermi.

=======================================================================

Mi stai aspettando

freddo vento di silenzi caduti,

e m’opprimi il petto nudo

ma non mi pieghi gli occhi,

rossi di brace.

Scuoti ogni mio ramo

supplice e il cielo

mi togli e chiudi

ma non sento più, il freddo.

Mi trapassi, e ancora,

e m’umili con la tua forza

che non voglio contrastare

e, sebbene la pelle mi strappi,

non mi curo,

perché più sangue da versare

non ho.

Non ti faccio attendere.

Arrivo.

E quel che di leggero mi resta vento,

volerà oltre te.

=======================================================================

Sgraziate gazze

s’un ramo di pino

insieme nascoste

che negli occhi si guardano il volo

e le teste s’accostano

per contarsi l’erba legnosa d’un nido

e le ali

di lucide piume notturne e

sporco bianco

s’intrecciano il respiro,

le nuvole e

di ogni mondo allontanano

il rumore.

Magre gazze

che rapinano due soldi di tempo insieme,

m’hanno raccontato primavera, oggi.

=======================================================================

Non fioriscono i miei rami, a primavera

si è dimenticata di me, l’acqua.

Ho cercato il sole allargando le braccia,

ma nessuna mano teneva la mia.

Solo il vento

non ha smesso di raccontarmi storie

di lune lontane, e

per questo, forse,

di aspettare continuo

che la terra mi generi.

=======================================================================

Da tempo

aspetto sorga la luna,

in questo cielo a tutto attento

meno che alle mie ali.

Da tempo rubo un lume di stelle

per scaldare ogni mio buio e,

da tempo, ho vergogna

delle povere mie mani

senza lavoro e carezze.

Tutto il mio tempo

ho speso nell’ombra di uno spento lampione,

mai visto, o sentito,

o cercato, e solo di buio vestito.

E da tempo mi stringo

tra le braccia

la tenace assenza mia.

=======================================================================

Oso

pensare ad una scala da salire e

ad un’uva che di seno profuma

e al fumo di un fuoco dentro me acceso.

Ancora oso

ascoltare le finestre aprirsi

e le madri chiamare

la pioggia accesa dal cielo.

E infine oso

accarezzare le tue gambe nude

mentre la musica abbatte

i muri e le ore.

E nulla m’importa

se resto senza notte da sognare.

=======================================================================

Era una brace forse

che a notte dal cielo scivolava,

come un inciampo sulle scale

quando felici si corra via

da una prigione.

Un arco di breve luce rossa

spenta poi tra gli alberi lontani.

Neppure il tempo d’accorgersi

del nessun bisogno di formulare un sogno,

ch’era già dentro

prima ancora d’esprimerlo

in un soffio immediato di pensiero.

Che cessi l’assenza di cuore e

che batta, ancora e si ribelli e sempre

sia un sorriso

sull’unico desiderato mondo.

=======================================================================

Di mandorle era un albero

e teneva tra i suoi rami

al risveglio dalla stagione

del sole opaco

il cuore mio

colmo della sua linfa

e del fiume suo

di petali e foglie color di domani.

Mi nutriva da germogliare

anche dinanzi ai muri arsi

di muschio giallo

e bevevo di lui

la pioggia.

Fruttare desidero

i miei nocci di midollo morbido

solo difesi dalla paura

d’essere caduto pel vento.

=======================================================================

Distante

è l’ombra di ogni voluta

luce. A me distante

è ogni passo

che dirige verso

aperte braccia

e solo nebbia mi resta

dove cielo avrebbe dovuto essere.

Distante a me

è ogni sperduto arrivo.

Eppure cammino.

=======================================================================

Seguimi

fino al portatore di luce

dentro questo scuro

che le ombre divide e stacca

dal mio corpo,

come una forbice che mi toglie

il cuore e lo lascia

a sanguinare sull’erba piegata

dalla notturna pioggia di stelle.

E seguimi

se esco dalle strade già camminate

e con me modella

la creta di un bisogno nuovo

e intransigente,

perché può esserci alba

solo se sei con me.

=======================================================================

Mi raccolgo, a sera.

La polvere sotto le scarpe

le mani piene di un altro passo

ancora.

Mi raccolgo, le ali tagliate

e il fiato che pare tuono

lontano

quando i fulmini già sono spenti.

E mi raccolgo

la gola arsa di troppe parole

non dette.

Non raccolgo più

la rabbia feroce rimasta indietro

e nemmeno

il suono del buio che non mi chiama.

=======================================================================

Uccelli senza canto

rovistavano l’asfalto

incupendo l’aria

della attesa mia senza risposta.

Non riuscivo a volgere lo sguardo

all’alba di petali rosa.

Poi sono passato via.

Avevo da cercare ancora

un calore tra le mani

che mi vincesse.

=======================================================================

Sotto la pioggia

allargo le braccia

perché nessuna delle lacrime di cielo

si perda oltre me

ed ogni goccia

m’aiuti la sete

e nasconda

le pieghe del mio dolore.

=======================================================================

Era un vecchio

e aveva onde di mare, sul viso,

e negli occhi,

il fondo dell’acqua e la notte vicina.

Guardava sempre l’orizzonte però,

come se lo conoscesse

come se conoscesse del desiderio

l’inganno.

Ed egualmente volesse

aprire le vele.

=======================================================================

M’ingannano

i fiori di melo dolce.

Mi mostrano che dal secco

d’inverno e silenzio

può sbocciare il bianco di ali

e eterne farfalle.

E di breve stagione ho fame

e profumo aspro.

Mentre già muoiono i petali

sfaldati dalle nuvole

e non riesco, a fermare il vento.

=======================================================================

Scura il controsole

il lampo d’ombra d’un gheppio in caccia

e mi si ferma negli occhi

la freccia rapace che mi cerca.

Di fumo mi lascia un odore addosso:

quello del silenzio nero

sulle ferite ancora mai marginate

sparso.

E di soffocarmi si prova

ogni volta che ad alzarmi mi tento;

ma vola oltre l’ombra

e sui piedi miei, la notte

aspetto.

=======================================================================

Si potessero spegnere,

le voci di tutto quello

che mai ho

il silenzio ancora, ci sarebbe,

a ricordarmi tutto quello che non sono;

e lo scricchiolio della mia mano vuota

non trova porte da aprire

e neppure un buio che m’ingoi.

Dentro una pozza d’acqua non c’è,

il mio volto:

solo un ricordo di me

ondoso di vento.

Solo l’alba non vorrei spegnere,

per ancora illudermi.

=======================================================================

Esclusioni,

colleziono.

Ho interi album di figurine mancanti,

e interi album di figurine immaginate.

Sono escluso dal mare del tramonto

e non ho ombrelli che dalle lacrime fredde

mi proteggano.

Dall’ombra sono escluso,

perché nessuna luce, fermo.

E dalla luce, sono escluso

perché non ho occhi per guardare.

Un passo sempre, mi manca,

per finire il cammino.

Solo lo specchio non mi esclude,

per raccontarmi il tempo

che dal vivere,

in silenzio mi esclude.

=======================================================================

Piega le foglie il vento

mentre risposte cerco e

non so, se il colore sia d’argento o verde

di primavera e vita che

il mondo di sè colora.

In ginocchio a terra

guardo fiori umili e

sorrisi, mi figuro

mentre le nuvole inquiete

biancano il cielo di schizzi

sognati.

=======================================================================

Nelle tue mani

il quaderno strappato

e la rocca invincibile.

Nelle tue mani il vento

e il mio petto nudo senza respiro

e di papaveri appannato e grano.

Nelle tue mani

ogni preghiera mia

in ginocchio sugli scogli

confidata al mare.

Nelle tue mani

ogni mio passo e corsa e

sfiorire di volto.

Nelle tue mani

io.

=======================================================================

Ho dimenticato il mio nome che

mi avevi dato e

dimentico il nome

di un intero senza te universo.

E tutto quello che dimentico

l’ho inciso dentro il mare che nelle vene

m’urla tempesta.

E non s’erode

e mi taglia i piedi se cammino

e tanto bene lo conosco

che lo sogno

futuro nuovo.

E che il dolore mi plachi.

=======================================================================

Avevo scelto una nuvola

per uscire dalla finestra

e uncinare il mio cuore

a tutto quello che di me

non m’importa.

Avevo scelto di camminare

in senso contrario

al verso dell’orizzonte,

ma senza riuscire a perdermi.

E avevo scelto

il colore dei miei sogni

senza in me

avere fiducia.

E in ogni mia scelta sbagliata

avevo ragione.

=======================================================================

Io sì, ci ho pensato

al respiro nel buio

quando non ci sarà respiro

e nemmeno sguardo

ma solo chiuse finestre

e sarà come ora

che luce cerco e

respiro, ancora cerco,

e rompo le finestre scure

e corro

e non pago più

affitto

al mio cuore.

=======================================================================

S’insilenzia la luna

mentre il mare cresce

e alla luna ruba scintille e

lascia parole senza mercato

incise nella salsedine

che m’imbianca la pelle

e la sgraffia fino al sangue.

E nuoto

sino a non avere più fiato

e sentire le gambe dolorarsi

e non poterci più essere avanti;

affondare mi resta

ma non più mi ritiro

fino all’orizzonte nero

e oltre le morte onde.

Scaverò nel cielo

fino alla prossima luce.

=======================================================================

Avevo una vita di pioggia

di terra scavata e pietre

dilavate;

fredda di acqua e cielo scuro,

eppure anche di foglie che il pianto

raccolgono, il capo chinando,

della stessa materia verde

dei semi di perla.

E teneva per mano,

quella vita svanita,

il fango di umana creazione

col sangue che preme nei fiori.

D’ogni vita che ancora

posso mischiare,

solo il canto voglio avere

d’un uccello che chiami

altre ali.

=======================================================================

Hanno tolto il cielo

ad un passero con le ali inchiodate

e hanno tolto il mare

ad una luna che non trova specchi,

e la strada hanno tolto

ad un uomo che cerca casa

e i fiori hanno tolto

ad un albero di mele aspre

e pure hanno tolto

l’istante prima della felicità

ad ogni sogno atteso.

E poi nessun gesto,

ha tolto dal vuoto lo sguardo.

=======================================================================

Sottovoce

raccontavo ad un fiore,

che di notte la luce cigola

tra le sconnessure di cielo,

mentre m’avvolgeva le dita

dei petali suoi,

come un bacio che

posso solo disegnare,

e che nessun buio mai

ne avrebbe potuto spegnere,

il profumo di vita.

=======================================================================

Sconfinare desidero,

oltre i muri di pietre secche

e le recinzioni di spine;

oltre l’angolo di ogni strada

voglio guardare e

abbattere le porte

d’insensate privazioni.

Deviare desidero

dall’educato soffrire

e dal contegnoso nascondersi.

E rompere voglio i sigilli

di respiri miei scelti da altri.

E nemmeno una cassa di legno

voglio per la mia polvere

avere.

=======================================================================

Gira, una luna mezza in cielo;

ascolta una musica saltellante

e insegue una marea

che ogni dolore sommerga.

Si specchia nei vetri spenti

e porta,

la polvere dei miei passi

sino al buio della terra sepolta.

Dove diventa fermento

d’un fiore

e ne colora i petali

dello stesso bianco sconnesso

d’una spiaggia

il cui numero di grani

è minore del numero di tempi

che aspetterò una carezza tua.

=======================================================================

Scivolo via

sfiorando una roccia

che già mi ha dimenticato

e neppure il vento

al mio passare piega l’erba.

Non ho ombra

e da lontano guardo la luce

senza poterne essere colmo mai.

Di me non resta orma

o parola, e sono

solo un gesto allontanato.

Sono già passato,

mentre il giorno innerva gli alberi,

e non mi resta che

sgretolarmi.

=======================================================================

Come un tuono di tamburi

è sorta la luna

mezza e bassa

sognando violini innamorati

e pure lontana,

come una preghiera senza speranza

consapevole, perciò,

che la realtà segue

fili che non si sentono

e mondi che girano

senza giganti che li sorreggano

su spalle piagate.

Riflette però luce

di maree lontane

come ricordi mossi dal vento d’argento

tra le foglie d’un albero

mai spezzato,

e desiderio mi penetra

delle braccia che mi accolgono.

E mai finisce.

=======================================================================

Solo vincere contro me,

dovrei.

Uscire dal fango della mia trincea

e guardare i colpi delle stelle

e della terra gli spini ardenti

col sangue nei piedi

e oltre

la mia comprensione

di ogni possibilità

che sperduta diviene

e inafferrabile

al mio cuore.

Noncurante

di ogni mercato con me,

fino al necessario ghiaccio.

=======================================================================

Prenditi le scintille della notte;

il fuoco acceso

che le stelle incanta e ferma

sulla pelle, mentre al cielo sale

il canto della luce che dentro

spandi e regali

nonostante la sconfitta e il mondo,

per essere

malgrado te migliore

di ogni pianto che versi.

Bello è,

sapersi possibile

sebbene ignorato,

e tutto l’amore che puoi,

mettere in ogni gesto,

che nessuno vede,

e vedrà nessuno,

e solo per te importante.

Il cielo prenditi

ché lo meriti,

anche se, dietro i portali di legno,

resta chiuso,

il tuo più vero sogno,

inutile,

dato che mai realizzato.

=======================================================================

Io corro di notte

verso te

senza te.

Non ho niente in tasca

e nulla tra le mani

e ho solo te

senza te

tra i viali bui e abbandonati

sei in ogni foglia caduta

e in ogni pensiero che non posso avere

sei

un film senza titoli di coda

e sei

il prossimo respiro

che mi manca.

Io corro

fino al giorno

e fino al luogo

di un appuntamento che

non mi hai mai dato e proprio lì

io ti aspetto.

=======================================================================

C’era polvere, sulla luce.

Erano frammenti di pelle e terra.

Erano ritagli di piume e assenza.

Erano salti mai ricaduti sulla sabbia.

E c’erano passi sghimbesci

sin dove non sono arrivato.

E anche qualche carezza c’era,

che nessuno m’ha dato.

Non faceva neppure ombra

la mia polvere sulla luce.

Era solo trapassata.

=======================================================================

Oscillava al vento

in equilibrio dolce su un petalo

e apriva

e chiudeva ali azzurre di cielo sorpreso

dalla carezza

di un inatteso attimo di resa;

il dono di un impossibile

desiderio realizzato

all’ultimo raggio di giorno

prima che la notte

tutto anestetizzi.

Tremavo

sentendo la farfalla tesa,

ad un momento dalle mie dita

che, gelate dalla sua indifferenza,

si chiudevano

impaurite.

Ed è volata via poi

da me lontana.

=======================================================================

Una canzone

al sole cadente, come la sabbia

da un pugno arreso.

Allo scuro che copre

il soffitto che non ho più.

Ad un abbraccio di lana

e sorrisi riscaldati.

Una musica

alla eco dei miei passi

diretti verso strade vuote.

E al peso dell’ascensore

che solleva la fatica di

salire portandosi dietro

ogni propria mancanza.

Che si alzino

canzone e musica

sino al balcone alto sulla luna.

E lascino traccia sui muri,

di lacrima mai asciugata.

=======================================================================

Urlano le stelle

la loro lontana luce

come perduto amore

che non era sole, ma

scintilla che scolava dalla notte

come una tenda vetrosa e colorata

tra visioni di memoria e desiderio

e proteggeva da un orologio fermo

anche a duemila anni luce

dalla gioventù felice

e furiosa

tra lenzuola sfatte e serpenti addormentati.

E nessun raggio di stella

può scaldare più di un bacio, o

più di uno sparo

che ferisca sogni spersi.

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